I partiti passano all’incasso. E si anticipano il 2 per mille
La politica e i partiti cercano di preservarsi. Cercano un modo per sopravvivere. E, ignorando il momento di crisi economica che stanno vivendo i suoi cittadini, passa all’incasso.
Il decreto “Rilancio” è a un passo dall’approvazione: 430 pagine e 258 articoli per fornire sostegno a imprese e famiglie alle prese con una delle recessioni più gravi del dopoguerra. Si tratta di una maxi manovra da 55 miliardi di euro. Fondi stanziati per sostenere la ripartenza dopo lo tsunami che si è abbattuto per colpa del coronavirus.
Ma all’interno di questo fascicolo il Palazzo cerca una sponda. Un modo per andare avanti. Un elisir di lunga vita. La politica non ha potuto fare a meno di ricordarsi anche di se stessa, dunque dei partiti. Sfogliando la bozza del decreto (che sarà varato nelle prossime ore dal governo) si scorge, all’articolo 133, una norma che anticipa ad agosto i soldi del 2 per mille che i partiti avrebbero visto solo alla fine dell’anno. Non si parla di cifre modeste. Ma di fiumi di denaro.
Lo scorso anno sono stati 18 milioni, l’anno prima 14, così nell’era del Covid-19, “in via straordinaria per l’anno 2020”, recita la norma, è prevista l’erogazione a titolo di acconto, entro il 31 agosto, di una somma pari a quella erogata nel 2019 e calcolata – come previsto dalla riforma del 2014 che ha cancellato il finanziamento pubblico – sulle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche. Lo scrive il Giorno.
Il saldo del finanziamento arriverà il 31 dicembre. E qualora l’acconto corrisposto sia superiore a quanto effettivamente spettante – si legge ancora – il partito beneficiario è tenuto a restituire la differenza mediante versamento al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato. Insomma, nell’incertezza di quanto potrà arrivare, vista la proroga fino al 30 settembre dei termini per la presentazione della dichiarazione dei redditi, tanto vale darsi un congruo anticipo. Poi, per l’eventuale conguaglio, ci sarà comunque tempo visto che, tra le norme del decreto, è anche previsto lo slittamento di tutti gli adempimenti fiscali delle società riconosciute per tutto il 2020. E da qui al prossimo anno possono accadere tante cose. Anche che la stessa politica si dimentichi di auto richiedersi i soldi indietro.
Se si fanno un paio di calcoli, è facile capire qual è il partito che ci guadagna di più da questa scelta. Si tratta del partito democratico che, come lo scorso anno, incasserà oltre 8,4 milioni, pari al 42% di chi ha scelto di destinare la quota della propria Irpef. La Lega avrà 3 milioni, Fratelli d’Italia 1,17. Fuori dalla distribuzione il Movimento 5 Stelle che non ha trasmesso il proprio statuto all’apposita commissione di garanzia e non può quindi accedere al 2 per mille.
Ma vale la pena di sottolineare che il partito pentastellato, ora al governo, non sembra aver intenzione di battere ciglio se il resto della casta si anticipa fior di milioni in un momento di crisi economica. Insomma, viva la sopravvivenza dei partiti. Quelle associazioni che dovrebbero essere al servizio del popolo italiano, ma che approfittano di questo momento buio per finanziarsi. Il tutto alle spalle del povero volgo italiano.
il giornale.it