Silvia Romano atterrata in Italia. Ma è giallo su sua conversione
Lungo abito somalo a coprirla dalla testa ai piedi. Dopo un anno e mezzo nelle mani dei suoi rapitori, Silvia Romano è atterrata in Italia poco dopo le 14 con un jet dell’Aise.
Ad accoglierla a Ciampino anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
Ma su di lei e sulla sua prigioniaci sono ancora tante domande che non hanno per il momento avuto risposta. In particolare sull’eventualità che sia stata costretta a convertirsi all’Islam. Una cosa però è certa, la cooperante, rapita nel novembre del 2018, è finalmente libera e potrà ricominciare a vivere. Ma in che modo? Lo scorso 17 gennaio è arrivato un video in cui la ragazza diceva di stare bene. Il filmato in questione, di matrice jihadista, è stato fondamentale al fine della liberazione: era la prova lampante che Silvia era ancora viva e che si poteva giungere a un accordo, subito dopo l’arrivo dell’autorizzazione al pagamento del riscatto. Un continuo tira e molla con i rapitori che cercavano di ottenere il più possibile, rischiando anche di far cadere tutto. Un lavoro di intelligence e diplomazia per riportare a casa la giovane. Il punto non era solo il prezzo per la sua liberazione, ma soprattutto capire se coloro che stavano contrattando erano realmente gli aguzzini di Silvia.
Venerdì la svolta
Venerdì notte però la svolta e la liberazione, avvenuta a una trentina di chilometri da Mogadiscio. Silvia Romano è arrivata indossando abiti tradizionali delle donne somali, una lunga tunica, e con la testa coperta. Immediatamente, come riportato dal Corriere, è stata trasferita all’ambasciata italiana in Somalia. Qui le è stato chiesto di cambiarsi i vestiti ma lei si è rifiutata di farlo, spiegando di essere convertita all’Islam e di volerne parlare prima con la madre, appena riuscirà a incontrarla. Qualche mese fa era circolata la voce che fosse stata costretta a sposare uno dei suoi carcerieri. Lei stessa ha infatti ammesso di essere ormai convertita all’Islam. Una giovane donna, da sola, in mano ai suoi rapitori per un anno e mezzo.
L’ambasciatore in Somalia frena
“Il fatto che non abbia voluto cambiare gli abiti che aveva può significare molte cose, una consuetudine acquisita in questi mesi, non necessariamente motivazioni di altro tipo”, spiega però l’ambasciatore italiano in Somalia, Alberto Vecchi, all’agenzia Adnkronos. L’ambasciatore ribadisce poi di essere rimasto colpito dalla sua forza d’animo: “Questa mattina era tutta sorridente, contenta, ha reagito molto bene e ha raccontato di aver dormito benissimo nella stanzetta della foresteria dell’ambasciata che le abbiamo messo a disposizione”, ha raccontato, “abbiamo mangiato la pizza che lei aveva chiesto, non era il massimo, abbiamo fatto quello che si poteva”.
Cosa ha subìto durante la prigionia?
Non si possono neanche immaginare le pressioni psicologiche e gli orrori ai quali la Romano probabilmente è stata sottoposta durante tutta la prigionia. Nella giornata di oggi la ragazza verrà ascoltata dai magistrati e dai carabinieri del Ros. Forse qualcosa si riuscirà già a capire dalle prossime ore. Verranno ripercorsi i 18 mesi di silenzio e carcerazione che hanno tenuto col fiato sospeso tutta l’Italia. Per il momento, in attesa di poterli riabbracciare, ha parlato al telefono con i suoi genitori. Presto potrà ritornare alla sua vita, ma con quali violenze psicologiche nel cuore e nella testa?
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