L’ennesimo flop dei 5S: ma che fine hanno fatto i “navigator”?
Lo tsunami coronavirus sembra aver travolto anche i “navigator”, le figure previste dalla riforma Di Maio per favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro a beneficio dei percettori del reddito di cittadinanza.
Delle circa 3mila persone che avevano questo incarico, infatti, è come se si fossero perse le tracce.
L’attività dei “navigator” si è scontrata fin da subito con problemi di varia natura. Come ricorda Libero, furono contrattualizzati dall’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, l’Anpal, dopo il concorsone. Da qui in poi, sul loro cammino hanno trovato tanti ostacoli. Le Regioni, che hanno competenza esclusiva sul mercato del lavoro, non gradivano queste nuove figure ma dopo un lungo tira e molla, soprattutto in Campania, li avevano inseriti nei centri pubblici per l’impiego, in affiancamento al personale di ruolo.
Il compito dei “navigator” era relativamente semplice: seguire i beneficiari del reddito di cittadinanza e fare da ponte tra questi ultimi e le aziende che offrivano lavoro. Nulla di particolarmente complicato, almeno a parole. Perché in Italia i posti di lavoro non abbondano. E così, tranne pochi casi, molti che usufruiscono del reddito di cittadinanza non hanno ancora trovato una occupazione. Ma vi era un altro problema che rendeva il compito dei “navigator” ancora più ostico: la mancanza di una banca dati funzionante per realizzare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro.
Poi, come se non bastasse, ecco l’emergenza sanitaria: per contenere l’epidemia è stata disposta la chiusura dei centri pubblici per l’impiego. I “navigator” lavorano da casa ma ciò potrebbe non servire. Nel Decreto Cura Italia è prevista che beneficiari del reddito di cittadinanza, vista l’emergenza sanitaria, non sono più obbligati ad accettare alcuna offerta di lavoro loro inviata dai navigator, salvo che non si trovi nello stesso comune di residenza.
Tra una cosa ed un’altra, anche gli stessi “navigator” hanno pagato pegno. L’Anpal ha deciso di decurtare il loro compenso di 2mila euro mensili, una bella somma soprattutto di questi tempi, tagliando i 300 euro previsti a titolo di rimborso spese forfettario per spostamenti e trasferte. Non c’è molto da spiegare: visto che da marzo sono stati spediti a lavorare da casa non hanno sostenuto alcuna spesa di trasferta. Qualcuno di loro potrebbe, però, aver percepito i 600 euro di contributo previsto dal Cura Italia. Eppure i “navigator” non si accontentano tanto si stanno organizzando con la Cgil, per chiedere il pagamento del rimborso spese congelato. Domani la prima manifestazione in videoconferenza, quella dei navigator siciliani.
Ma il loro futuro è incerto. Anche perché si parla di una riforma di questo settore. In settimana il viceministro pd dell’Economia, Antonio Misiani, al Corriere della Sera aveva anticipato di voler modificareil reddito di cittadinanza per accrescere “il ruolo dei comuni, capaci di intercettare più velocemente i bisogni”. Il presidente designato di Confindustria, Carlo Bonomi, parlando al programma di La7 Piazza Pulita ha proposto di slegare il reddito di cittadinanza dalle politiche attive cancellandole assieme ai navigator.
A rischiare, quindi, non è solo chi ha l’incarico di guidare i beneficiari del Rdc ma anche Domenico Parisi, il loro ideatore. Quest’ultimo, docente italoamericano che ha dato il suo contributo per mercato del lavoro in Mississippi, era stato chiamato dall’allora ministro del Lavoro Di Maio alla guida dell’Anpal. Visti gli scarsi risultati conseguiti non è da escludere che possa lasciare il suo incarico.
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