E ora la Difesa impone il silenzio agli atleti: “Vietato parlare dei Giochi militari di Wuhan”
Roma, 8 mag – In seguito alla testimonianza resa da Matteo Tagliariol, spadista azzurro presente ai Giochi Militari svoltisi a Wuhan lo scorso ottobre, Il Primato Nazionale ha provato a contattare diversi atleti italiani per commentare quanto successo durante la trasferta avvenuta nella città cinese, diventata poi epicentro della pandemia di coronavirus. Infatti, le dichiarazioni di Tagliariol hanno lasciato tanti interrogativi che sarebbe meglio chiarire al più presto. Lo spadista ha affermato: “Quando siamo arrivati a Wuhan ci siamo quasi tutti ammalati. Ma il peggio è stato il ritorno a casa. Dopo una settimana, mi è venuta la febbre altissima, sentivo che non respiravo. Il malanno non passava nemmeno con gli antibiotici, sono guarito dopo tre settimane e sono rimasto a lungo debilitato. Poi si sono ammalati mio figlio e la mia compagna. Quando si è cominciato a parlare del virus (coronavirus, ndr) mi sono detto: l’ho preso anche io”.
Perché gli atleti non possono parlare di Wuhan?
Tutti gli atleti italiani, Matteo Tagliariol compreso, hanno risposto che non erano autorizzati a rilasciare interviste in merito alla trasferta di Wuhan. Così dopo una lunga serie di “no comment”, abbiamo contattato telefonicamente il Capo della Prima Sezione Agonistica, il Tenente Colonnello Marco Pietro Carfì, il quale ha affermato: “Qualsiasi intervista riguardo agli atleti che sono andati a Wuhan viene trattata direttamente dallo Stato Maggiore della Difesa”. Interpellato successivamente, lo Stato Maggiore della Difesa ci ha inviato il comunicato stampa, redatto tempestivamente in seguito alla testimonianza di Tagliariol: “Roma 7 maggio 2020, organi di stampa nazionale hanno diffuso una intervista rilasciata da un atleta militare che ha espresso la propria personale opinione sulla probabilità di aver avuto sintomi simili a quelli tipici del Covid-19, in occasione dei campionati mondiali militari organizzati a Wuhan lo scorso ottobre. A tal proposito è doveroso precisare che il personale sanitario militare, come previsto, ha sempre monitorato lo stato di salute della delegazione degli atleti militari durante la permanenza in Cina e non ha riscontrato alcuna criticità sanitaria individuale o collettiva al rientro in Italia collegabile al contagio da coronavirus. Le Forze Armate impegnate in molteplici operazioni in Italia e oltre i confini nazionali operano sempre nella massima sicurezza e adottano tutte le misure necessarie tese a garantire l’integrità fisica del proprio personale civile e militare adottando sempre i protocolli sanitari in vigore”.
Quindi, inspiegabilmente, sola la Difesa può autorizzare le interviste agli azzurri che hanno partecipato ai Giochi Militari. E’ possibile che le dichiarazioni di Matteo Tagliariol, uno dei 170 azzurri presenti ai Giochi Militari, abbiano svelato una realtà che qualcuno voleva mantenere sotto traccia. Come riportato dalla Gazzetta dello Sport, anche alcuni atleti francesi hanno dichiarato di aver avuto febbre e problemi respiratori durante la permanenza a Wuhan per i Giochi militari.
Perché allora non fare il test sierologico agli atleti?
A questo punto, non potendo direttamente conferire con la Difesa, trincerata dietro al silenzio stampa, si auspica che gli atleti italiani che hanno partecipato ai Giochi militari di Wuhan vengano al più presto sottoposti al test sierologico, in modo da capire se qualcuno di loro sia stato effettivamente infettato dal Covid-19, e così fare luce anche sulla possibile origine del virus e sulla sua reale diffusione.
Francesca Totolo