Bella Ciao come l’Inno di Mameli. La ridicola proposta di legge del Pd: si studi nelle scuole
Bella Ciao come una specie di inno nazionale, da suonare accanto all’Inno di Mameli nella ricorrenza del 25 aprile. Lo vorrebbe il deputato Pd Gian Mario Fragomeli in una apposita proposta di legge per riconoscerne il valore istituzionale di quello che fu il canto delle mondine. La canzone va studiata anche a scuola, secondo Fragomeli, unitamente alle vicende della Resistenza.
Bella Ciao non era un inno partigiano
Tuttavia Fragomeli ha ben presente il fatto che Bella Ciao non era un inno partigiano e dunque potrebbe a suo avviso essere adottabile da ogni cittadino che vuole lottare contro prevaricazione e intolleranza. Effettivamente Bella Ciao era una canzone delle mondine, le cui parole vennero adattate a una melodia yddish. Melodia che fa la sua apparizione agli inizi del ‘900 a New York da un musicista ucraino.
I partigiani cambiano le parole e la cantano ma in zone circoscritte: Alto Bolognese, Montefiorino, Reggiano, Reatino. Insomma erano troppo pochi a cantarla per poterla considerare davvero la canzone-simbolo della Resistenza. Nella versione del canto delle mondine la fa conoscere Giovanna Daffini all’inizio degli anni Sessanta: “Questa mattina mi sono alzata/ o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao/ sta mattina, appena alzata/ in risaia mi tocca andar/ e tra gli insetti e le zanzare/ un dur lavor mi tocca far…”.
La sua fortuna inizia negli anni Sessanta
A decretare la fortuna di Bella Ciao, come scrive lo storico Stefano Pivato, “è il clima politico d’inizio anni Sessanta. Nel periodo che precede e accompagna la costituzione dei primi governi di centro-sinistra e si afferma l’idea della Repubblica nata dalla Resistenza, una canzone come Fischia il vento, contenente espliciti richiami all’ideologia comunista e oltre tutto costruita sulla melodia di un canto russo, male si presta a interpretare il clima di concordia e di unità di intenti che si intende allora stabilire intorno alla memoria della Resistenza”. (S.Pivato, Bella Ciao. Canto e politica nella storia d’Italia, Laterza, 2005). Di qui la fortuna di Bella Ciao, ribattezzata come inno partigiano più addomesticabile.
Che sia un canto tuttavia che rimanda ad una matrice ideologica ben definita – soprattutto per l’uso che ne è stato fatto negli ultimi anni -neanche il deputato del Pd Fragomeli può negarlo. E poiché quella matrice ideologica non è da tutti condivisa è difficile farne un inno nazionale “di scorta”. Meglio tenersi l’Inno di Mameli senza scomodare i canti resistenziali.