“Chiedo scusa agli italiani”. Conte vacilla e fa “mea culpa” sugli aiuti mai arrivati

E’ arrivato, finalmente, il giorno delle scuse. Nel giorno della Festa dei Lavoratori che sono rimasti senza lavoro dopo lo scoppio della pandemia e di quelli che non ce l’avevano, e di tutti coloro che ancora aspettano un aiuto economico dal governo Conte. Il premier parla di ritardi, avrebbe dovuto parlare di zero assoluto. Ma è già un primo passo. Chiede scusa e annuncia rimedi. Forse perché inizia a vacillare davvero.

Le scuse di Conte

“Tanti hanno ricevuto un sostegno, altri lo  riceveranno nei prossimi giorni. Abbiamo lavorato al massimo per far ripartire a pieno regime il motore dello Stato, perché questo poderoso sostegno pubblico si concretizzasse in pochi giorni: ci sono stati e ancora continuano alcuni ritardi nelle somme da erogare, come pure complicata si sta rivelando la partita dei finanziamenti. Chiedo scusa a nome del Governo, e vi assicuro che continueremo a pressare perché i pagamenti e i finanziamenti si completino al più presto”. Così su facebook il premier Giuseppe Conte, il giorno in cui si celebra il Primo Maggio. E la rabbia per il suo atteggiamento presuntuoso e arrogante aumenta.

“Sento tutti i giorni la vostra rabbia”

“È ai dettagli un nuovo provvedimento con aiuti e misure per la ripartenza economica che saranno più pesanti,
più rapidi, più diretti”. “Non farò finta di non sentire i vostri consigli, le vostre sollecitazioni, la vostra rabbia, la vostra angoscia – ha aggiunto Conte rivolgendosi direttamente ai cittadini – Non cadono nel vuoto,
non sono parole al vento. Sono piuttosto il vento che spinge più forte l’azione del Governo. Credo sia l’unico modo per onorare questo giorno, questo 1 maggio”.

“Sono sicuro che, con il rispetto delle regole adottate, in alcuni territori si potrà rallentare notevolmente
la curva del contagio. E attività come la sua potrebbero rialzare prima del previsto la saracinesca: se abbassiamo il rischio di contrarre il virus e rispettiamo i protocolli di sicurezza, tanti clienti torneranno a tagliarsi i capelli senza essere bloccati dalla paura”.

Il messaggio ai lavoratori

“Il mondo del lavoro è messo a dura prova. Tanti vivono con ansia e preoccupazione questa emergenza, fra attività
chiuse e prospettive di lavoro a rischio. Molti, durante la fase più acuta di questa emergenza, hanno lavorato negli ospedali, in strada o in ufficio per assicurarci assistenza, soccorso, sicurezza e beni essenziali. Oltre 4 milioni tornano a lavoro lunedì grazie ai primi risultati delle misure di contenimento: impiegati, addetti e operai che potranno confidare nell’applicazione di rigidi protocolli di sicurezza, su cui saremo intransigenti”.

“Ho letto alcune vostre lettere, ho provato a vestire i vostri panni e ne ho avvertito tutto il peso – aggiunge Conte – Ho apprezzato la lettera di Elisabetta che ha un’attività da estetista a Pomezia. Come tante altre sue colleghe mi ha scritto per tornare a lavorare in sicurezza, determinata a evitare qualsiasi forma di lavoro in nero. Ho letto con interesse le soluzioni proposte da Luciana, che da Torino mi ha raccontato la sua passione per la ristorazione, un mestiere che ha imparato dopo una lunga gavetta in periferia, con una lunga lista di consigli per ripartire il prima possibile, con vari accorgimenti per proteggere la salute”.

I barbieri che restano chiusi

“Ho percepito tutta la passione di Tonino per il suo salone di barbiere, aperto a Potenza nel 1978, l’attaccamento agli attrezzi del mestiere: le forbici, il rasoio. Sono sicuro che, con il rispetto delle regole adottate, in alcuni territori si potrà rallentare notevolmente la curva del contagio. E attività come la sua potrebbero rialzare prima del previsto la saracinesca: se abbassiamo il rischio di contrarre il virus e rispettiamo i protocolli di sicurezza, tanti clienti torneranno a tagliarsi i capelli senza essere bloccati dalla paura”.

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