Picchiata e legata nel Messinese: rifiutava il velo islamico e non voleva sposare uno sconosciuto
Picchiata e segregata in casa. Non voleva saperne di indossare il velo islamico. E nemmeno di sposarsi con un uomo sconosciuto, del suo paese di origine. Accade a Sant’Agata di Militello, in provincia di Messina. I “torturatori” dovranno adesso rispondere di maltrattamenti in famiglia, nella forma aggravata. Inoltre, di lesioni e violenza privata in concorso ai danni di una familiare convivente. Sono una madre con il figlio.
Senza velo islamico? Botte e ricovero in ospedale
L’indagine è scattata dopo la richiesta di intervento da parte dell’ospedale. Il personale medico aveva segnalato una violenza domestica ai danni di una donna arrivata al pronto soccorso con numerosi lividi sul corpo. Agli investigatori i familiari hanno raccontato che si era fatta male da sola, così come era accaduto mesi prima in occasione di un precedente ricovero. Una versione smentita dalla vittima, che agli agenti ha riferito come alla base delle aggressioni di madre e fratello vi fosse uno stile di vita considerato dai familiari «troppo vicino a quello
La ragazza segregata in casa e colpita con la scopa
In particolare i parenti non accettavano la sua decisione di non voler indossare il velo islamico e di non voler sposare un uomo, sconosciuto, del suo paese di origine. I pedinamenti e le intercettazioni hanno confermato le aggressioni sia verbali che fisiche che seguivano ogni suo rifiuto. «Le veniva impedito di uscire da sola e le erano state sottratte le chiavi di casa», spiegano gli investigatori. «Per cui, in assenza dei familiari, la vittima restava in casa con la porta chiusa a chiave». Lo scorso novembre davanti all’ennesimo rifiuto della donna a sposare un estraneo, il fratello l’avrebbe aggredita, tirandole i capelli e colpendola con una scopa, mentre la madre le avrebbe legato le mani con delle corde.
Niente velo islamico? Esorcismi per “guarirla”
«La ragazza, agli occhi dei parenti, era una disgrazia per l’intera famiglia perché non rispettava le usanze», dicono gli investigatori. Così i familiari avevano deciso di portarla nel paese di origine per “guarirla”. Dalle intercettazioni, infatti, è emerso che la madre, convinta che la figlia fosse posseduta, l’avrebbe con una scusa portata nel paese d’origine, dove un “guaritore” l’avrebbe sottoposta ad alcuni esorcismi per liberarla dal male che la possedeva. Il rifiuto del velo islamico, inaccettabile. In un’altra conversazione, un parente della madre, dopo aver suggerito di far bere di nascosto degli intrugli alla figlia, aggiungeva di portare la giovane da un esorcista dai metodi particolarmente violenti che avrebbe risolto il tutto.