La Spagna espelle i migranti: in 600 prossimi al rimpatrio in Tunisia

Sono almeno 600 i tunisini pronti per essere riportati in patria dalla Spagna: è questa la notizia che, sul fronte migratorio, è emersa negli ultimi giorni con l’esecutivo di Madrid, non certo considerabile vicino ai governi anti immigrazione, protagonista di un programma di redistribuzione della presenza di migranti nel Paese.

Il piano del governo spagnolo, in particolare, ha come primario obiettivo quello di svuotare il centro di accoglienza di Melilla, una delle due enclavi presenti nel territorio marocchino ed in cui ogni anno provano ad oltrepassare la frontiera migliaia di persone. Una pressione che oggi, in tempi di coronavirus, appare sempre meno gestibile.

La Spagna, come si sa, è il Paese europeo più colpito dall’epidemia e maggiormente messo in difficoltà dal virus. Dallo scorso 13 marzo i confini sia di Melilla che dell’altra enclave, ossia Ceuta, sono blindati. Ma all’interno della struttura di accoglienza di Melilla sono presenti al momento 1.600 migranti.

Troppi per far rispettare le misure di distanziamento sociale, che anche in Spagna sono ben presenti per permettere la discesa della curva epidemiologica. Per questo il governo di Madrid ha iniziato ad attuare un giro di vite volto a svuotare il prima possibile la struttura di accoglienza di Melilla.

Un primo riposizionamento, come riportato da ElPais, ha riguardato 51 migranti trasferiti in altri centri della Spagna continentale. Ma la vera novità dovrebbe riguardare a breve un gruppo di 600 migranti tunisini, i quali nelle intenzioni dell’esecutivo spagnolo potrebbero quanto prima ritornare in patria.

A confermarlo nel corso di una conferenza stampa tenuta nelle scorse ore, è stato il ministro dell’interno spagnolo, Fernando Grande-Marlaska Gómez, secondo cui sarebbero a buon punto le trattative con Tunisi per riportare “nel più breve tempo possibile” i migranti nel Paese nordafricano.

Si tratterebbe di 600 persone che, come specificato sempre dal ministro, hanno già ricevuto l’ordine di espulsione ed hanno tutti i documenti pronti per poter procedere con il rimpatrio. La notizia non è stata ben accolta dai diretti interessati: fonti locali hanno riportato proteste all’interno del centro di accoglienza di Melilla, con diversi migranti che hanno rigettato l’idea di tornare in Tunisia. Uno di loro si è anche cucito le labbra per manifestare palesemente la volontà di attuare uno sciopero della fame.

A protestare sono anche alcune associazioni dei diritti umani, tra cui il Forum tunisino per i diritti economici e sociali, i quali hanno chiesto lumi al governo locale sulle prospettivo di rimpatrio dei 600 concittadini attualmente a Melilla.

Le trattative tra Madrid e Tunisi, sono state avvantaggiate da un partenariato tra l’ambasciata tunisina in Spagna ed il governo iberico. Se dovesse realmente andare in porto questo progetto, si tratterebbe di uno dei più importanti rimpatri degli ultimi anni. E ad effettuarlo sarebbe un governo, quale quello di Sanchez, non certo considerabile vicino ad ambienti cosiddetti sovranisti o “populisti”.

il giornale.it

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