Bonaccini vuole imitare il capo Zingaretti e compra 5 milioni di mascherine fantasma
Bonaccini emula Zingaretti ma non paga tutti gli ordinativi. Cinque giorni dopo il via libera della Protezione civile del Lazio alla Eco.tech per la commessa di 7,5 milioni di mascherine anche l’Emilia Romagna contatta la Srl di Frascati e il 23 marzo ordina i dispositivi di protezione.
La regione guidata dal dem Stefano Bonaccini è molto più parca quanto a numeri e cifre: l’ordinativo è di 24 milioni di euro tra mascherine e tute protettive. La garanzia per tale commessa è un acconto di 2,6 milioni (pari al 10,8%). Anche qui, come nel Lazio, delle mascherine neanche l’ombra; piuttosto in tempo utile vengono recapitate in sequenza successiva le 200 mila tute: il primo cargo è arrivato giorni fa, il secondo parte stamane da Shanghai. Cosicché l’intero carico di tute vale ben 4 milioni 320 mila euro (senza contare l’Iva). Vale a dire che, se il governatore del Lazio e segretario del Pd risulta creditore di Eco.Tech, quello dell’Emilia è invece debitore non avendo ancora saldato l’acquisto fatto. Guardando al dettaglio viene fuori che l’ordinativo di Bonaccini comprende: 200mila tute protettive Tyvek al costo di 21,6 euro ciascuna più Iva e per un totale di 5,2 milioni; 4,8 milioni di mascherine (di cui 800mila Ffp3 al costo di 3,90 euro l’una per 3,12 milioni complessivi più Iva e 4 milioni Ffp2 al costo di 3,90 l’una, per altri 15,6 milioni più Iva). La mancata consegna di mascherine a fronte degli altri prodotti a sentire il legale della Eco.Tech, l’avvocato Giorgio Quadri, è dovuto alla difficoltà di reperimento e produzione già in Cina: «ma è solo questione di tempo, l’azienda è certa che riuscirà a consegnarle. Stessa storia in Lazio. Se la Regione avesse atteso i tempi garantiti dalla clausola fideiussoria siamo certi che gli accordi sarebbero stati onorati». A oggi il governatore Bonaccini, malgrado i ritardi non ha revocato gli ordinativi e attende in buon ordine, tantomeno ha chiesto alla Eco.Tech una garanzia di pagamento.
Ed è ancora sulla garanzia di pagamento richiesta ad aprile dalla Regione Lazio alla Srl dei Castelli romani che saltano fuori altre novità contraddittorie. «La prima polizza assicurativa, procurata dal broker ingaggiato in fretta e furia per garantire la commessa si è dimostrata falsa chiosa l’avvocato Quadri – malgrado il funzionario degli uffici regionali avesse assicurato, e ovviamente abbiamo la documentazione, di aver effettuato un controllo dovizioso all’Isvap (l’istituto per la vigilanza sulle assicurazioni). Macché. Nulla di tutto questo è accaduto. Anzi, nessuno ha verificato. Solo successivamente siamo stati contattati dalla Seguros Dhi-Atlas, compagnia dominicana con sede a Londra che ha garantito l’anticipo. Fatti di cui la Regione Lazio era pienamente a conoscenza e sui quali ci sono stati ampi scambi di posta elettronica». Il legale della Eco.Tech è completamente certo delle bontà delle azioni del proprio assistito tant’è che rimarca la necessità di rendere alla Regione Lazio l’anticipo incassato. Non subito però perché quei denari sarebbero serviti alla Srl a pagare l’ordine di mascherine ai cinesi. Sarà solo questione di giorni per onorare l’impegno: non appena la Eco.Tech incasserà il dovuto dall’Emilia Romagna.
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