Mauro Sandri: “Multe illegittime per il coronavirus, come ricorrere e farsi risarcire”

Mentre il governo si prepara a togliere i “lucchetti” per liberarci dagli arresti domiciliari, c’ è chi affila le armi per avanzare azioni legali collettive contro le sanzioni “Covid 19” staccate ai cittadini per le libere uscite non autorizzate e per i danni causati a imprenditori e commercianti per il lockdown. Mauro Sandri, avvocato del Foro di Milano e che lavora anche in Germania, esperto di diritto internazionale, il primo in Italia che ha promosso una causa per i risparmiatori danneggiati dal default argentino che ha fatto giurisprudenza, contro le società di revisione corresponsabili del crack Parmalat, ora si prepara ad una class action che, appena lanciata, ha già raccolto circa 300 mandati nel giro di pochi giorni.

Avvocato Sandri, qual è il fondamento giuridico della vostra iniziativa?
«Il governo italiano ha attuato misure drastiche di distanziamento e di fermo totale dell’ economia al di fuori di una effettiva necessità. Le esperienze di altri Paesi, il parere di autorevoli esperti sanitari, i dati concreti statistici che attestano come nei Paesi dove il lockdown non è stato attuato non vi siano stati più morti né più contagiati, costituiscono prove inconfutabili dell’ inefficacia delle misure restrittive italiane. Il loro paventato mantenimento, anche dopo il 3 maggio, impedirebbe la ripresa».

Quale è l’ obiettivo della vostra iniziativa?
«Noi crediamo che si debba andare al portafoglio di chi ha causato il danno. Chiederemo, in sede amministrativa e civile, un concreto risarcimento opportunamente quantificato per ciascuna posizione.
Non ci sono alternative per qualunque azienda o lavoratore che voglia sopravvivere a questa emergenza».

Questo per quanto riguarda i danni alle aziende. Invece per le sanzioni dei cittadini beccati ad uscire senza autorizzazione valida?
«Le premesse giuridiche sono simili. L’ articolo 16 della Costituzione prevede che le restrizioni al diritto di circolazione possono essere approvate unicamente per legge e, quindi, non mediante un decreto del Presidente del Consiglio come è ripetutamente avvenuto. Inoltre, tali restrizioni appaiono illegittime rispetto alla normativa costituzionale, vedi gli articoli 2, 3, 4, 13, 16, 17, 19, 32, 33, 34, 35, 41 e 117.
La mia elaborazione, e quella dei colleghi che collaborano alla stesura degli atti, ha il valore aggiunto di avere approfondito la tematica con riferimento alla normativa europea».

Per tentare una causa occorrerà dunque rivolgersi alla Corte europea?
«La norma europea prevede che ogni legge sia soggetta al rispetto del “principio di proporzionalità”. Si tratta di una percorso tecnico-giuridico di lunga datazione. Le prime annotazioni si devono alla scuola tedesca ed ad uno specifico giurista, Fleiner che, nel 1912, nel contesto specifico del “Polizeirecht” ( Il diritto della Polizia) coniò l’ efficace definizione che “La polizia non deve sparare ai passeri con i cannoni”».

Intende dire che per i multati sorpresi a fare una passeggiata oltre 200 metri da casa non vi è stata proporzionalità?
«La norma intendeva sostenere che le limitazioni alla libertà individuale non debbono mai superare la misura di quanto appaia assolutamente necessario al raggiungimento dell’ obiettivo di pubblico interesse perseguito dall’ autorità. Nel dopoguerra, si è conferito al principio di proporzionalità un contenuto ancora più pregnante affermando che si deve accertare l’ esistenza di un interesse generale che possa essere soddisfatto unicamente per il tramite di un intervento lesivo nella sfera privata del singolo».

Quali sono le censure che muovete al governo e su quali fondamenti giuridici ne censurate l’ operato?
«L’ intera problematica medico-giuridica della vicenda coronavirus, ci ha portati a ritenere che l’ indiscriminata e lunghissima sospensione delle libertà personali e di lavoro, abbia violato gli articoli 45 e 49 del Trattato Funzionamento Unione Europea e gli articoli 2, 5, 8, 9, 11, 14 e 15 della Carta europea dei Diritti dell’ Uomo. L’ emergenza è stata creata, proprio, dalla manifesta incapacità di gestire l’ ondata influenzale. Per tale motivo la percentuale dei decessi in Italia è sbalorditivamente superiore rispetto a quella di tutti gli altri Paesi. In seguito, con la finalità di celare questa abnorme mancanza originaria, che ha causato tra l’ altro l’ irresponsabile esposizione a rischi elevatissimi del personale sanitario, si è amplificata la gravità del virus. I decessi sono elevati solo in certe aree geografiche e riguardano esclusivamente una fascia d’ età. Le ultime indagini hanno chiarito che oltre il 50% dei decessi sono avvenuti in case di cura. Il covid 19 non è, certamente, responsabile di tutti i decessi addebitatigli, e se fosse stato affrontato con il minimo di diligenza necessario e dovuto, non avrebbe causato nemmeno gli esiti nefasti che, solo in Italia, si sono verificati».

Dove si proporranno i ricorsi collettivi?
«Per le sanzioni causate dalle uscite non autorizzate, ci si rivolge al prefetto o al giudice di pace e poi si prosegue un iter civilistico fino alla Corte europea. Per gli imprenditori si va dinnanzi ai giudici del Tar, poi al Consiglio di Stato e infine alla Corte europea. I tempi stimati sono stretti, c’ è un imbuto di un paio di anni e le spese non sono elevate, perché essendo cause collettive l’ importo viene spalmato.
Infine per i medici e le famiglie che hanno avuto vittime causa Covid si investirà il giudice civile con iter fino all’ ultimo grado di giudizio che terminerà alla Corte europea. La controparte sarà il Ministero della Sanità».

Chi sono quelli che fino ad oggi hanno aderito alla class action?
«Oltre ai cittadini sanzionati tramite autocertificazioni, vi sono specifiche categorie quali ad esempio gli operatori del terziario, per i quali il distanziamento significa la fine dell’ impresa. I lavoratori dipendenti che dopo le ferie forzate si ritroveranno disoccupati. I medici e tutti coloro che hanno avuto familiari deceduti. Tutte le informazioni si trovano sul sito coronavirusclassaction.blogspot.com».

Avete in progetto incontri per presentare l’ iniziativa?
«Stiamo organizzando un convegno per il 16 maggio prossimo a Rimini, misure di limitazione permettendo, aperto a tutti, in particolare agli operatori del terziario».

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