Ora i sindaci scrivono a Conte: “Indicazioni chiare”
L’Italia si prepara alla cosiddetta “fase 2”, ma i sindaci del Belpaese – quelli più a contatto con le singole esigenze territoriali – sembrano abbastanza preoccupati.
I primi cittadini d’Italia, mediante una lettera, hanno chiesto al premier Giuseppe Conte delle “indicazioni chiare”. Si tratta di una mossa che prelude alla cabina di regia che sta avendo luogo in queste ore.
La sensazione è che i sindaci possano temere una ripartenza fulminea, che non tenga conto delle problematiche che potrebbero persistere o sorgere nelle realtà comunali. La formula attorno cui ruota tutto sembra essere questa: “misure indispensabili”. Senza certezze, insomma, il quadro può divenire davvero complesso. Questo, almeno, è il pensiero dei rappresentanti delle amministazioni italiane.
Stando a quanto riportato dall’Adnkronos, i sindaci hanno rimarcato la “collaborazione” mantenuta nel corso della fase 1. E fin qui, le perplessità sollevate, sembrano essere poche. Poi però arrivano le richieste: “Oggi, confermando la nostra leale collaborazione, rivendichiamo alcune misure – hanno sottolineato i primi cittadini – che riteniamo indispensabili per avviare la fase due, per una ripartenza vera, che non lasci indietro nessuno”. Ma quali sono questi provvedimenti che dovrebbero essere adottati a tutti i costi? Il tutto è stato allegato per mezzo di un documento che segue la missiva indirizzata al presidente del Consiglio. Un elenco che contiene una serie di considerazioni. Quella più importante, forse, riguarda gli aitui che dovrebbero arrivare dall’Unione europea: i sindaci vorrebbero che una parte della liquidità proveniente dagli enti sovranazionali venisse inoltrata in via diretta nelle casse delle amministrazioni comunali. Di questa storia dei fondi per i comuni si parla già da un po’. La regola, ovviamente, varrebbe pure le città metropolitane come Roma. Ma le “misure chiare” interessano anche altri ambiti. Quello economico, quindi, è solo uno dei settori su cui i sindaci vorrebbero poter dire la loro.
Le mascherine saranno obbligatorie o no? Verrà predisposto un calmiere relativo ad alcuni strumenti che tutti, in questi mesi, ci siamo abituati ad utilizzare? Domande che i sindaci rivolgono al governo. Le stesse cui Conte dovrà con ogni probabilità rispondere prima del 4 maggio, che come sappiamo è la data individuata per una riapertura quantomeno parziale. Ma quali attività sono destinate a riaprire? E quali no? Per ora le notizie appaiono frammentate. E allora i sindaci vorrebbero capirci qualcosa di più: le amministrazioni vorrebbero infati “conoscere prima del 4 maggio l’elenco delle attività che riaprono per adottare le misure necessarie in materia di mobilità e trasporto, per la regolazione degli orari degli uffici e degli esercizi, per regolare il corretto utilizzo da parte dei cittadini degli spazi pubblici…”. Sgombrare il campo dai dubbi è un’esigenza condivisa da molti. Ma non è tutto.
L’Anci, ossia l’Associazione nazionale comuni italiani, ha anche domandato un’ulteriore rassicurazione su cui Roma dovrebbe esprimersi: quella che riguarda la spesa corrente, cioè quello che serve per interventi non straordinari. Il governo è pronto a rimpinguare le casse comunali? Il rebus riguarda anche i trasporti: se il quadro ventilato in questa settimana dovesse essere confermato, i mezzi circolanti dovrebbero aumentare di numero. Ma servono “risorse”. E i sindaci hanno battuto cassa in maniera pubblica. Conte, in queste ore, dovrà distribuire delle informazioni precise.
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