La fila per il banco dei pegni ​Gli italiani ora si tolgono l’oro

Non c’è molta voglia di parlare tra chi aspetta il suo turno. Da quando in Italia è iniziato il lockdown, anche per entrare nel banco dei pegni bisogna attendere a lungo all’esterno.

Sono passate le 11 quando, a Napoli, le persone in coda sono una decina, una decina delle 41 che si presenteranno fino all’orario di chiusura. Sono ferme davanti all’ingresso o assiepate sotto i porticati di via San Giacomo, strada del centro cittadino che collega piazza Municipio e via Toledo. C’è chi se ne sta in disparte, chi prova a distrarsi con una chiacchiera, rigorosamente a un metro di distanza, chi fa di tutto per schivare anche gli sguardi. Si entra uno alla volta. E l’attesa fuori, porta alla luce file che, oggi, forniscono una rappresentazione della crisi economica generata dall’emergenza coronavirus. In fila al banco dei pegniPubblica sul tuo sito

Chi si rivolge allo sportello del Monte Pegni del Banco di Napoli ha bisogno di liquidità immediata, e usa l’oro a disposizione per ottenere quei contanti che serviranno per andare avanti. “Le file sono più lunghe da quando è scoppiata questa pandemia”, sostiene un uomo in fila. Una delle guardie giurate che controllano l’ingresso della sede della banca in via Toledo spiega che la ressa è determinata dal contingentamento degli ingressi e dalla riduzione del personale impiegato negli uffici, misure imposte per evitare assembramenti: “Non è cambiato nulla – afferma – Le persone che adesso si vedono all’esterno sono le stesse di prima”. La coda davanti al banco dei pegni di Napoli

Ognuno, all’arrivo, segna il suo cognome su un foglio bianco. Claverino è il 36esimo dell’elenco. Dovrà aspettare un’ora prima di raggiungere lo sportello. Non è la sua prima volta al banco dei pegni. Nella vita fa il rappresentante di vernici. Non lavora dall’inizio del lockdown e ha due figli da mantenere, di 13 e 11 anni. Carmela è disoccupata. È la prima volta che entra nell’agenzia di via San Giacomo. “Se non ci sono gli aiuti – dice – quando hai dei bambini a casa e delle spese, o fai degli errori o devi risolvere diversamente”. E, per non fare errori, impegna l’oro che possiede. Quello che importa a chi si rivolge allo sportello pegni sembra essere più l’immediatezza del prestito che il valore dell’oro. “All’ingresso ti fanno compilare un modulo e ti danno subito i soldi”, spiega una delle donne in attesa. “L’aspetto positivo – poi sottolinea – è che il prestito lo devi restituire dopo 6 mesi, non in rate mensili, e che alla fine il costo da sostenere è molto più basso rispetto a quello che ti chiedono su un finanziamento”.

Alla scadenza si può decidere di riscattare l’oro o di rinnovare il prestito, a Napoli si usa dire “rinfrescare”. Se, invece, non si è in grado di onorare gli impegni contrattuali, si perde ciò che è stato impegnato. Nei giorni scorsi Intesa Sanpaolo ha comunicato la proroga al primo giugno della scadenza dei prestiti su pegno che era prevista tra il 9 marzo e il 30 aprile. “Superando quindi il termine del 30 aprile 2020 stabilito dal decreto kegge n. 23 del 8/4/2020”, ha evidenziato il gruppo bancario. “Durante la proroga – è stato chiarito in un comunicato – saranno applicate le stesse condizioni economiche previste dal contratto. Il cliente avrà comunque la possibilità di procedere in ogni momento al riscatto delle polizze prorogate o al rinnovo del relativo prestito nei termini previsti contrattualmente”. Nessuna risposta ufficiale, invece, su un presunto aumento delle richieste dei prestiti su pegno presso lo sportello di via San Giacomo.

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