Coronavirus, sospetto sull’arrivo dei militari russi a Bergamo, parla il professore: “Per loro è un’occasione”, Cina alle strette
Oltre ai dubbi sulle origini del coronavirus, c’è un altro sospetto che aleggia: la vera motivazione per cui i russi sono venuti in missione nel Nord Italia. A fare chiarezza, per quanto possibile, è Igor Pellicciari, professore di Storia delle Relazioni internazionali all’Università di Urbino e alla Luiss Guido Carli, che su Formiche.net condivide qualche osservazione. “Ci potrebbe essere un secondo probabile filone di intelligence – scrive l’esperto – di estrema importanza geopolitica, poiché potrebbe ridisegnare gli equilibri mondiali a seconda dei dati che facesse emergere e alle conclusioni di ultima istanza cui potrebbe portare”. Pellicciari fa riferimento all’arrivo dei militari russi a Bergamo. Questi, secondo la sua analisi, potrebbero essere arrivati con l’obittivo di “osservare da vicino la primissima versione del virus cinese sbarcato in Europa con tutte le sue caratteristiche originarie, prima che subisse mutazioni o perdesse forza, per trarne informazioni strutturali che finora sono mancate in parte perché sconosciute, in parte perché nascoste alla sua fonte, in Cina”.
Qualsiasi sarà il risultato di queste ricerche, per chi le effettua potrebbe essere un’occasione per avere una cosiddetta “smoking-gun” (una pistola fumante ndr) “con un enorme potenziale di impatto negoziale geopolitico, soprattutto nei confronti della Cina, sia nel rilasciarne che nel secretarne i dettagli”. Insomma, dimostrare che l’origine del Covid-19 sia da una fuga da laboratorio potrebbe segnare per la Cina un ostacolo politico ed economico insormontabile. In primis, conclude Pellicciari, “Pechino, pur non avendo perso nessuna guerra, potrebbe trovarsi a dovere pagare i costi di riparazione in un importo impossibile da reggere per nessuna economia al mondo”. E poi perché “si andrebbe a creare una consolidata situazione di relazioni Cina vs Resto del Mondo, cui peraltro alcuni segnali di riavvicinamento tra Mosca e Washington fanno già pensare”.