Festa del 25 aprile: perché i “partigiani” possono violare la quarantena?
In questo tempo sospeso in cui siamo costretti a vivere a causa del cina-virus, che ha sconvolto tutte le nostre abitudini e dissacrato i nostri riti, è semplicemente triste sapere che all’Anpi sono state concesse deroghe per festeggiare il 25 aprile. Non possiamo onorare i nostri morti in Chiesa, non si celebrano più messe, ma si può andare in piazza quando a chiederlo sono i partigiani.
Bisognerà vigilare su quanto accadrà oggi, se la celebrazione si tradurrà nella semplice deposizione di una corona d’alloro o se invece ci sarà qualche assembramento non autorizzabile. Tra l’altro, anche per alcuni funerali forse ci sarebbero stati solo pochi familiari a dare l’estremo saluto, ma anche questo non è stato consentito. Sta di fatto che quando l’Anpi ha protestato, il governo ha subito mollato.
Bisognerà vigilare, quindi, per vedere se ci saranno comportamenti fuori dalle regole, per poi denunciare tutti coloro che li avessero tollerati. In ogni caso c’è già un cedimento incomprensibile. Se c’è un prete che celebra una messa, possono entrare i carabinieri ad interromperlo sull’altare. Ma la Resistenza? Guai a chi la tocca. Faziosi fino alla fine, anche di fronte a certe drammatiche realtà. La madre di tutte le celebrazioni non si può toccare. Ma noi ci chiediamo: davvero il 25 aprile è la madre di tutte le celebrazioni?
Sulla rete vediamo rifiorire le foto di Piazzale Loreto, gli inni alla violenza. Diciamoci allora tutta la verità: purtroppo lo spirito della pacificazione non prevale. Per alcuni l’odio è il dovere di ogni anno, potremmo dire di ogni giorno. Però, che questi sentimenti e certi comportamenti vengano autorizzati dallo Stato è davvero troppo.