La Bellanova insiste: «Siamo noi ad aver bisogno degli immigrati, non loro di noi». E a sinistra “brindano”
Stanno accelerando, a sinistra. Vogliono la sanatoria a tutti i costi. Porti spalancati, clandestini regolarizzati. Usano tutti lo stesso slogan: «In piena emergenza coronavirus l’Italia ha bisogno degli immigrati». Ogni giorni spunta un esponente del variegato mondo piddino-renziano, con l’aggiunta dei soliti noti. Aveva cominciato Teresa Bellanova, con la frase – diventata famosa – «gli immigrati non sono nemici, siamo noi ad aver bisogno di loro». E la stessa ministra ora ci riprova.
La Bellanova, i clandestini e i 600mila
La scorciatoia si chiama regolarizzazione dei migranti nei campi. «La sostengo per togliere dalle mani del caporalato la vita di queste persone», spiega la Bellanova, in collegamento con Agorà su Rai3. «Bisogna farli lavorare con permessi stagionali in modo regolare». Poi però spuntano le cifre: sono 600mila, secondo le stime, gli irregolari nell’agricoltura. Un numero di per sé consistente.
Minniti: «Regolarizzare per non avere fantasmi senza identità»
Alla Bellanova si era già accodato Marco Minniti: «Un paese che lotta contro il coronavirus non può avere sul proprio territorio persone che sono fantasmi senza identità. Irrintracciabili, che vivono in baraccopoli illegali potenziale focolaio di epidemia. Non è agli stranieri che facciamo un favore regolarizzandoli, ma all’Italia perché ne va della salute pubblica». In sostanza, dai porti aperti all’ingresso di tutti senza il minimo controllo fino alla tollerata illegalità delle baraccopoli e al gran finale della regolarizzazione.
Dopo la Bellanova, la Bonino
Ancora oltre la Bellanova e Minniti si era spinta Emma Bonino. Il coronavirus come salvacondotto per tutti i migranti irregolari. Continua a chiedere la sanatoria di tutti i clandestini dal momento che le campagne si trovano senza manodopera per le conseguenze del lockdown. Per la radicale l’Italia deve fare «come ha fatto il governo di Lisbona, che ha regolarizzato tutti quelli in attesa di risposta alle procedure già avviate. I nostri, nella stragrande maggioranza, sono lavoratori in nero, colf, migranti con il permesso scaduto, richiedenti asilo, gente di cui abbiamo i dati. Poi magari parleremo delle quote flussi. Ma intanto rimettiamo queste persone in condizione di lavorare e allo scadere del permesso ciascuno farà o meno valere le sue credenziali».