“E’ solo un’influenza”. Alla fine faremo i conti anche con Zingaretti & company

Quando, alla fine di questa brutta storia, arriverà il momento dei bilanci e di mettere nero su bianco chi ha sbagliato e perché, un capitolo a parte lo merita il presidente della regione Lazio. Come è noto, Zingaretti si era presto iscritto al partito dell’ ‘è solo un’influenza’, con tanto di foto a spasso per Milano sprezzante del pericolo. Un partito molto numeroso, che però ha fatto notevoli disastri e purtroppo anche tanti morti.

Sappiamo la storia com’è proseguita per Zingaretti, colpito dal virus e dalla legge del contrappasso. Ma quello che sta emergendo in maniera veramente inquietante è che a causa della superficialità di Zingaretti e della sua Giunta, a rimetterci la salute sono stati gli abitanti della regione. A dirlo non è la politica, ma è un’inchiesta della procura di Roma su una milionaria commessa di mascherine e di apparecchiature salvavita mai arrivati agli operatori e ai presidi ospedalieri.

Le cose che deve chiarire Zingaretti sono tante, perché a conti fatti sembra di trovarsi proprio di fronte a commesse fantasma. In attesa che la magistratura faccia la sua parte, una cosa si può dire senza timore di essere smentiti. La regione Lazio ha avuto un vantaggio competitivo di almeno un mese nella lotta al covid-19.

Mentre la Lombardia e il Veneto lottavano ventre a terra e spesso a mani nude per salvare quante più vite possibili, in Lazio ci si trastullava nella fantasiosa ricerca di aziende che potessero fornire dispositivi, senza cioè ricorrere a fornitori accreditati. Ed infatti tra le cose che dovrà spiegare Zingaretti vi è proprio il criterio adottato per la scelta dei fornitori, visto che alcune ditte affidatarie delle commesse fino a qualche giorno prima si occupavano di altro, come la vendita di vernici.

Altre, addirittura, non risultavano più attive oppure, mistero ancora più fitto, avevano sede nelle Cayman. A tutto ciò poi dobbiamo aggiungere altri colpevoli ritardi e tanta approssimazione, compreso il rifiuto di utilizzare le strutture private che si erano messe a disposizione per eseguire tamponi e test sierologici, adducendo come scusa i costi elevati. Quegli stessi costi, ben 34 milioni, che poi, a quanto pare, avrebbe speso per commesse fantasma altrove. Per quanto Zingaretti provi a distrarre l’attenzione mettendo nel mirino altre amministrazioni, non potrà sfuggire a lungo. Lo inchioderemo alla sue responsabilità.

il giornale.it

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