Conte pronto a ingoiare il Mes. Gli alleati: lo spieghi ai grillini

Il cul de sac in cui si è ficcata la maggioranza di governo, premier in testa, sul Mes è chiaro agli alleati del Pd e dintorni.

E la mano tesa da Conte a Forza Italia per provare ad uscirne, con l’intervista di ieri al Giornale, viene fotografata senza giri di parole da Sandro Gozi, eurodeputato del gruppo macronian-renziano: «Esegesi dell’intervista: ho già detto sì al Mes ma non so come dirlo ai miei del Movimento Cinque Stelle».

Spiega Gozi: «Il governo italiano, all’ultima riunione dell’Eurogruppo, ha già accettato il nuovo Mes, unico strumento immediato per ottenere risorse fresche per affrontare l’emergenza. Conte sa benissimo di non potersi permettere di dire no, ma sta cercando di far credere, a fini tutti interni, che ci sia ancora chissà qual trattativa in corso. Non c’è. E il premier cerca solo di preparare il terreno al suo scontato sì». Del resto, ricorda, l’Italia è «l’unico paese in Europa dove esiste uno scombiccherato fronte ideologico no-Mes, che va da Lega e Meloni ai Cinque Stelle neppure Podemos in Spagna si sogna di dire no a risorse irrinunciabili e senza condizioni».

Il premier (che ieri ha tenuto a far sapere di avere avuto un colloquio telefonico con Ursula van der Leyen sulle «risposte europee al Covid») continua però con i giochi di specchi per tentare di tenere buona la sua maggioranza e lisciare il pelo ai grillini anti-Ue: «Sono fondamentalmente scettico sul Mes – dichiara alla Sueddetsche Zeitung – ma vederemo se la nuova linea di credito sarà davvero senza condizioni. Non abbiamo dimenticato che ai greci, nell’ultima crisi finanziaria, sono stati richiesti sacrifici inaccettabili». Ammettendo implicitamente che l’Italia di Conte è ai livelli della Grecia del 2015, e continuando a favoleggiare di «condizioni» che sono già decise e note.

Da +Europa lo incalza Benedetto Della Vedova: «Nell’intervista al Giornale Conte apre all’uso del Mes privo di condizionalità. Ma è già così da settimane, ed è scontato che il governo utilizzerà quei 37 miliardi. La cosa assurda è che lo farà dopo aver dato credito ad una forsennata propaganda antieuropea. Sarebbe molto più serio dire la verità subito».

Le parole di Conte al Giornale vengono lette da molti, nel Pd, come il frutto della moral suasion del Colle: «Il vero capo del governo è Mattarella – spiega un autorevole dirigente – è lui che tiene i rapporti con Macron e Merkel e spinge per l’intesa europeista con Forza Italia, sulla scia della maggioranza Ursula che si coagulò con l’elezione della nuova commissione». Ma cosa accadrà dopo l’appuntamento europeo del 23 aprile? Conte avrà davvero bisogno del sostegno berlusconiano sul Mes, per far fronte all’implosione dei grillini? «Se il nuovo accordo prevederà esplicitamente il Recovery Fund – ragiona Stefano Ceccanti – alla fine quasi tutto M5s reggerà anche l’uso del Mes, dicendo che il contesto è radicalmente cambiato. E se una parte si metterà di traverso potrebbe essere bilanciata dal sostegno dell’ala europeista del centrodestra».

L’apertura di Conte a Berlusconi piace comunque al Pd: «Serve a depotenziare Salvini, allargando le distanze nel centrodestra – dice Fausto Raciti – è chiaro che Berlusconi oggi appare il più aperto ad un ragionamento di responsabilità nazionale. Se il governo potrà contarci una volta passata l’emergenza non so: dipende molto dalle capacità con cui avrà affrontato le prossime, difficilissime settimane».

il giornale.it

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