Il “Fatto” spara sull’Eni ma nel risiko nomine si prende la presidenza
D ue giorni, non di più, per scoprire i vincitori della grande corsa alle poltrone più importanti del Paese, le cariche destinate ad essere occupate dai nuovi inquilini per tre anni.
Entro lunedì si conosceranno ufficialmente i nomi che la maggioranza di governo intende proporre come presidenti e amministratori delegati di sette aziende di Stato. Ma il grande accordo ormai è quasi fatto. E nell’elenco dei papabili spunta a sorpresa un nome: quello di Lucia Calvosa, avvocato e docente universitaria, ma anche consigliere d’amministrazione del Fatto Quotidiano. Si tratta del giornale che più vivacemente si è battuto per un cambio alla guida del più importante tra i colossi in ballo, l’Eni. E che secondo le ultime notizie riuscirebbe, grazie all’appoggio del Movimento 5 Stelle, a piazzare la sua consigliera proprio alla presidenza dell’ente petrolifero di Stato.
Secondo i rumors dell’antivigilia la Calvosa sembrava destinata a venire dirottata verso una presidenza meno pesante, ovvero quella di Terna. Sarebbe stato comunque di un bel salto di qualità. Finora la professoressa si era dovuta accontentare di semplici poltrone da consigliere: Telecom, Monte dei Paschi, Carige, tra le altre. Cariche dove si è peraltro fatta conoscere come coriacea e autonoma. Ma l’arrivo alla presidenza di Eni è un impressionante balzo in su. L’amministratore delegato Claudio Descalzi, principale bersaglio della campagna del Fatto, mantiene la sua carica nonostante i processi in corso per le presunte tangenti Eni ma sopra di sé si ritrova un presidente ben più ingombrante di quanto era stata finora Emma Marcegaglia.
Incerte fino all’ultimo sono rimaste le mosse del valzer che a cascata si preparava sulle altre caselle. Alla fine a ritrovarsi senza una sistemazione sarebbe un nome importante come Gianni De Gennaro, ex capo della polizia e dei servizi segreti, attualmente presidente di Leonardo (l’ex Finmeccanica) che era stato considerato a lungo in pole position per approdare alla presidenza Eni. Invece la Calvosa lo scavalca sul filo di lana, ma l’ufficio di De Gennaro a Leonardo cambia comunque inquilino: a conferma della tradizionale contiguità tra l’azienda e la nostra intelligence la presidenza va al generale della Guardia di finanza Luciano Carta, oggi direttore dei servizi segreti esteri. L’attuale ad di Leonardo, Alessandro Profumo, era incerto della riconferma fino all’ultimo: invece riesce a strappare la conferma.
Restano al loro posto anche altri due amministratori uscenti, Francesco Starace a Enel e Matteo Del Fante alle Poste: in entrambe le aziende, appare invece incerta la sorte dei due presidenti, rispettivamente Patrizia Grieco e Maria Bianca Farina. Al posto della Grieco sarebbe destinato l’avvocato milanese Michele Crisostomo. La Grieco pare destinata a cadere in piedi: di lei si parla per la presidenza Mps (con Guido Bastianini come ad).
Tolte le ultime incertezze, comunque, il quadro appare ormai delineato. Snobbate le obiezioni del centrodestra che voleva congelare le nomine per riparlarne dopo il coronavirus, e che ieri parla di «forzatura» e di «scelta infelice», i plenipotenziari dei partiti di governo si sono misurati con qualche asprezza nei giorni scorsi per sistemare la pratica. Pd e Italia Viva si sono battuti soprattutto per salvare Descalzi, alla fine hanno raggiunto l’obiettivo ma hanno dovuto cedere ai 5 Stelle sulla presidenza del cane a sei zampe alla Calvosa. E i grillini incassano anche l’approdo ad amministratore delegato di Terna di Stefano Donnarumma, oggi alla guida della capitolina Acea.
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