Verona, 100 immigrati positivi su 140 nel centro di accoglienza. Esplode la bomba
Verona, 15 apr – Eccola, la bomba che vi avevamo annunciato. Ormai l’emergenza coronavirus legata alla diffusione nei contesti dei centri di accoglienza o nelle occupazioni abusive di immigrati si sta svelando in tutta la sua drammatica pericolosità. Le strutture adibite all’accoglienza degli extracomunitari si stanno per convertire in polveriere del contagio pronte a esplodere: dopo i due casi di Milano, quello in provincia di Gorizia e la situazione di estrema criticità dell’Hotel Selam a Roma, si aggiunge il clamoroso caso, di cui si è avuta notizia solo qualche ora fa, del centro d’accoglienza per richiedenti protezione internazionale e minori in Zai a Verona, situato nell’edificio dell’hotel Monaco, in via Torricelli. Lo riporta l’Arena nella sua edizione giornaliera.
Sono ben 100 (su 140 richiedenti asilo ospitati nel centro) gli stranieri risultati positivi ai tamponi per coronavirus. Un risultato sconvolgente che ha costretto il prefetto Donato Cafagna a ordinare il presidio della struttura con le pattuglie della Polizia di Stato. Il primo caso di infetto da Covid-19 si è registrato ad inizio aprile, quando un giovane pakistano aveva evidenziato sintomi febbrili ed era stato accompagnato in ospedale. Da lì il tampone che ne aveva accertato la positività. E poi, a cascata, tutti gli altri 99. La prefettura ha disposto la vigilanza costante delle forze dell’ordine davanti agli ingressi della struttura: da ieri mattina il reparto mobile della polizia si alterna con i carabinieri. Parecchi degli immigrati risultati poi positivi, infatti, hanno un lavoro e insistono per andarci, nonostante il pericolo altissimo di contagio e in barba a tutte le disposizioni vigenti.
Quasi tutti gli ospiti non sono stati colpiti dal virus in maniera grave: qualche linea di febbre per qualcuno, ma non è stato necessario alcun ricovero, forse anche grazie alla giovane età degli infetti. Tutto il personale a contatto con gli immigrati è stato dotato di dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti e tute) – dispositivi che sono stati forniti anche agli ospiti della struttura. Non è di certo stato semplice convincere gli stranieri della gravità del movimento, vuoi per la lingua – all’interno ci sono pakistani, nigeriani, etc. – vuoi perché gli immigrati, data anche la giovane età, mal digeriscono le limitazioni della propria libertà. La prefettura di Verona sta valutando l’ipotesi di un trasferimento delle persone negative, in altri luoghi, per tutelare la loro salute.
Cristina Gauri