Non si può tacere: Conte deve rispondere sulle accuse di Bechis
Ieri era Pasqua, oggi sarà anche Pasquetta, ma non può durare ancora il silenzio sulle terribili accuse di Franco Bechis al premier Conte. È vero il trattamento di favore riservato al presidente del Consiglio sul coronavirus rispetto a tutti gli italiani?
Il direttore del Tempo ha tutte le carte in mano che raccontano una verità vergognosa. Mentre il presidente del Consiglio preparava la detenzione domiciliare di tutti i nostri connazionali e i suoi alleati giocavano alla semplice influenza e andavano a caccia di razzisti, a Palazzo Chigi si preparava il bunker a tutela dell’inquilino numero uno. E si ordinavano mascherine, gel, guanti, camici, bombole di ossigeno in quantità industriale.
Bechis versus Conte
Le date sono importanti. 31 gennaio lo stato d’emergenza. L’8 marzo un decreto di Conte per dichiarare la Lombardia e dodici province di varie regioni zona rossa. Poi l’estensione delle restrizioni a tutta Italia.
Ma il 26 febbraio – lo raccontano le carte su cui ha lavorato Bechis – ovvero due settimane prima che il governo chiedesse a Consip di cercare di fare la stessa cosa per tutti gli altri italiani, sono iniziati con successo gli acquisti di Palazzo Chigi per proteggere Conte e chi lavorava con lui.
Una delle determine dirigenziali della Presidenza del Consiglio a cui ha lavorato Il Tempo
“Mentre tutta Italia impazziva a cercare le mascherine che non c’erano in alcuna farmacia e solo per pochi giorni si trovavano on line a prezzi folli, mentre gli ospedali e le case di cura non riuscivano a proteggere medici e infermieri che rischiavano la vita, la presidenza del Consiglio ha messo da parte veri e propri arsenali con cui resistere nel bunker anche per lunghi mesi”, racconta l’inchiesta del direttore de “Il Tempo”.
Il materiale ordinato e ricevuto è stato ingente e destinato alla presidenza del Consiglio. Ci sono i contratti. Il premier può dire che sia stato fatto tutto a sua insaputa, per usare una sfortunata definizione che è costata la carriera a molti politici?
Giuseppe Conte, per sostenere questa tesi, ha una sola carta da giocare. Rinunciare al pranzo di Pasquetta e tirare fuori i nomi di chi lo ha messo nei guai senza dirgli nulla. Né a lui né ai suoi collaboratori.
Il povero Guastamacchia
Giorni fa il premier ha giustamente ricordato a Palazzo Chigi Giorgio Guastamacchia, l’uomo della sua scorta stroncato dal coronavirus. Se tutto quello che il premier non ha ancora trovato la forza di smentire è assolutamente vero, come farà a guardare in faccia la famiglia del sostituto commissario che vegliava su di lui e i suoi colleghi destinati alla vigilanza del capo del governo?
Giuseppe Conte non può ignorare quanto ha denunciato Bechis. Glielo deve chiedere la stampa libera se esiste ancora in questo paese, glielo deve chiedere la politica. Ieri ha cominciato a chiederlo Roberto Calderoli della Lega. Perché poi ad alzare la voce saranno i rappresentanti di medici e infermieri, di quel personale sanitario mandato allo sbaraglio senza dispositivi mentre qualcuno pensava alla salute del presidente del Consiglio. Né la Merkel – in quarantena – né Boris Johnson – appena uscito dai guai – hanno ricevuto un trattamento di favore rispetto ai loro popoli.
Arriva anche per il premier italiano il momento della verità. Sia lui a togliere d’imbarazzo tutti.