Padova, gli ultras aiutano gli italiani in difficoltà. Ma il comune li multa
Padova, 12 apr – Si direbbe che qualsiasi iniziativa di beneficenza in questo momento sia benvenuta nei confronti degli italiani piegati dalla difficoltà del coronavirus. Non è così a Padova dove l’associazione Nel Nome del Gattamelata è stata multata per aver consegnato pacchi alimentari ai cittadini in difficoltà.
I pacchi alimentari ai padovani in difficoltà
“Come prima iniziativa legata all’emergenza Covid-19 l’associazione sta organizzando una campagna di aiuto alle famiglie in difficoltà economica consegnando beni di prima necessità inizialmente nel comune di Padova e comuni limitrofi (la prossima consegna avverrà nella giornata di venerdì 10 aprile in Zona Arcella “via Dupré”)” annunciava fieramente l’associazione su internet. E come è stato detto è stato fatto: i volontari dell’associazione hanno consegnato ieri i pacchi alimentari al quartiere in difficoltà. Ma questo non è piaciuto al comune di Padova che, con un insolito zelo, è immediatamente accorso a fare le multe ai volontari e a fermare la distribuzione di cibo. L’episodio è stato ripreso dai ragazzi dell’associazione e diffuso in un video su Facebook. La questura di Padova ribadisce che nelle attività di volontariato autorizzate non è compreso il dono di cibo: eppure abbiamo visto come in tutto il Veneto e in tutta Italia nessuno si sia formalizzato per tali episodi di generosità, dal momento che non hanno causato nessun assembramento.
Il Corriere del Veneto, nel riportare la notizia, parla di un’ammenda da 500 euro e persino dell’intervento di Digos e uomini della Squadra Mobile sul posto, uno spiegamento di forze da poliziottesco anni settanta (nell’articolo menziona il fatto che i volontari fossero “tre simpatizzanti di destra e ultras”, come se ciò fosse un crimine) e fa sorgere più di qualche dubbio sul fatto che la segnalazione sia arrivata dal Comune stesso: “Non possiamo neppure immaginare che tra le “attività” in tesi “vietate” oggi vi possa essere quella di assicurare beni alimentari di prima necessità” si legge nel comunicato dei ragazzi di Nel nome del Gattamelata. “Per altro secondo le indicazioni rinvenibili dalle FAQ del Governo sulle misure adottate nonché dalle linee guida pubblicizzate dai vari Centri di Coordinamento del Volontariato territoriali pare emergere (pur nella caoticità dei vari provvedimenti susseguitisi nel tempo) una mera “opportunità”, e non già un “obbligo”, di coordinamento con i Centri Operativi Comunali e/o di preventiva segnalazione dell’attività espletata.”
“Noi non ci arrendiamo”
Non solo, i volontari di Nel nome del Gattamelata fanno anche sapere che gli è stato comunicato “un mero “invito” a sospendere le attività (in distonia con le aperture rappresentateci nelle varie interlocuzioni telefoniche intercorse con i loro operatori nei giorni precedenti); per di più dalla lettura della stessa comunicazione (in molteplici passaggi autoreferenziale) non emergono con chiarezza le fonti di rango primario o secondario che avrebbero giustificato l’illegittimità dell’operato dell’associazione”. Ad ogni modo, fanno sapere i volontari, “le sanzioni irrogate saranno tempestivamente impugnate avanti agli organi competenti”. “Noi non ci arrendiamo, forti delle nostre idee e convinti della bontà del nostro operato” che, ricordiamo, altro non era che di aiuto in un quartiere difficile di Padova: in questi giorni vediamo nelle nostre città assembramenti non autorizzati di individui che, nel pieno spregio della legge, per il prossimo non fanno nulla. La rabbia nel constatare che per i rappresentanti dello Stato siano invece da sanzionare iniziative come quella dell’associazione Nel nome del Gattamelata è molta, ma più forte è la voglia di giustizia.
Ilaria Paoletti