Covid-19, tutto ok solo a palazzo Chigi a febbraio (ma per gli italiani mascherine introvabili)

Il Covid-19 non deve sfiorare Conte, questo è stato l’ordine prioritario. La casta non deve ammalarsi.

31 gennaio: a Palazzo Chigi si decreta l’emergenza coronavirus. A fine febbraio i primi provvedimenti per gli italiani. Ma intanto Conte si era fatto l’ospedale – per sé e per i suoi collaboratori – nella sede del governo. Lo racconta stamane Il Tempo, con una documentata inchiesta del direttore Franco Bechis: incredibili arrivi di migliaia mascherine, gel, guanti, camici, perfino bombole di ossigeno a palazzo Chigi con ordini partiti a febbraio.

Conte e il Covid-19: il premier deve rispondere

Adesso il premier deve rispondere, perché tutto questo intossica la Pasqua degli italiani. Siamo vicini ai ventimila morti ufficiali – ma quelli “veri” sono molti di più, chi se ne è andato al Creatore dalle mura di casa Conte non ce lo dice – e lui ha pensato prima a sé. L’accusa è terribile e viene da un giornalista scrupoloso come Bechis.

Stavolta non potrà tacere, il presidente del Consiglio. Deve dire se tutto quello che il quotidiano romano ha documentato è vero o no.

Perché se gli italiani sono venuti dopo Giuseppe Conte, tutto questo diventa imperdonabile. La sicurezza del Paese, la salute dei nostri connazionali non sono un fatto di cui occuparsi dopo se stesso. E magari c’è da chiedersi se poteva almeno essere salvato – con quel “privilegio” – l’agente di scorta, il sostituto commissario Giorgio Guastamacchia che invece il coronavirus l’ha visto e combattuto per poi perdere la guerra al policlinico di Tor Vergata.

Se è tutto vero, se ne deve andare subito

Parlino anche i tanti difensori interessati del presidente del Consiglio, se quanto raccontato da Bechis è vero. Perché questa storia può avere una sola conclusione: Giuseppe Conte apra l’uovo di Pasqua, troverà la sorpresa per gli italiani con le sue dimissioni.

Sarebbe inaccettabile mantenere al suo posto chi fa la morale ai suoi avversari politici mentre tutela se stesso nello stesso momento in cui banalizzava il virus. A fine gennaio Conte diceva alla Gruber “siamo pronti”. Parlava per sé?

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