“Zona rossa chiesta il 2 marzo”. Ecco la verità sui ritardi di Conte & Co.
La zona rossa per Alzano Lombardo e Nembro, due comuni in provincia di Bergamo, è stata istituita l’8 marzo, insieme a quella di tutta la Regione Lombardia
Ma, secondo quanto sostiene l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, “noi già il 2 marzo avevamo chiesto di chiudere”.
E aggiunge, intervenendo a Radio anch’io su Rai Radio1: “Noi non potevamo. Nel momento in cui il governo lo sta facendo, e noi condividiamo questo provvedimento, allora lo sta facendo il governo”. Il 2 marzo l’Istituto superiore di sanità (Iss) “ci dice di aver mandato un parere al governo per istituire la zona rossa e il 4 marzo il governo manda i militari nell’area”, spiega l’assessore, che si chiede: “Io cosa devo fare? Anticipare di mezz’ora un provvedimento del governo? In merito a quei sei giorni, lo chieda al presidente Conte come mai ha mandato i militari e non ha emesso il provvedimento”.
Gallera spiega che la Regione era “in attesa di un provvedimento del governo concordato, così come sempre fin dal primo momento”. E ricorda: “Noi siamo stati quelli che in Italia, a fronte della situazione che vivevamo, abbiamo chiesto misure rigorose, nel momento in cui quel territorio stesso, compresi i sindaci, chiedeva di non fare nulla. E noi siamo stati gli unici ad aver chiesto al governo la zona rossa”. Inoltre, l’assessore ricorda come le regole di contenimento attuate il 23 febbraio per la zona di Codogno fossero frutto di decisioni di governo: “in quel caso non ha detto ‘fatela voi’. Ha detto ‘la faccio io’. E il governo il primo marzo ha emesso un Dpcm che ha ristretto le misure d’intesa con Regione Lombardia. Allora non si può dire che il governo prima chiede e condivide tutto con noi e poi, a un certo punto, improvvisamente non lo fa più”, tuona Gallera.
E sulla vicenda delle Rsa, Gallera risponde: “È una montatura giornalistica pazzesca questa, e lo diciamo con grande forza”. La Regione, spiega, aveva fatto una delibera “che prevedeva di individuare altre strutture dove traferire i pazienti e questa è stata la chiave che ha salvato la vita alle persone, altrimenti il numero dei morti che erano sul territorio e anche qualcuno che poteva arrivare dalle rsa, sarebbe stato più alto, perchè non riuscivano a trovare neanche un angolo in un pronto soccorso dove mettere una barella attaccando una persona all’ossigeno”.
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