Liquidità, le banche sbugiardano il governo: “I soldi non arriveranno subito e non a tutti”
Roma, 8 apr – Più che “una incredibile potenza di fuoco” sembra un bazooka di cartapesta. Che il “Dl liquidità” – anticipazione di quello che sarà il “decreto aprile” – contenesse delle misure insufficienti e delle cifre sparate un po’ a casaccio, si era capito subito. Il governo non ha messo in campo 400 miliardi, ma soprattutto la liquidità tanto sbandierata “non è erogata gratis et amore Dei, ma sotto forma di prestiti. Si parla di garanzie al 100% per affidamenti fino a 25 mila euro, che scendono al 90% per cifre superiori”. Prestiti che tra l’altro non arriveranno nemmeno con la velocità che un’emergenza del genere richiederebbe. E non a tutti. A spiegarlo è Antonio Patuelli, presidente dell’Abi (Associazione bancaria italiana), in una intervista rilasciata a Milano Finanza.
Per le garanzie Sace serve il via libera della Ue
Patuelli, che dice di condividere l’impianto generale delle misure governative, sottolinea come “nella comunicazione si è data l’errata sensazione dell’immediatezza della distribuzione della liquidità, il che ha portato molti imprenditori a telefonare alle banche per chiedere come fare per ottenerla”. Non solo perché al momento ci troviamo di fronte ad una bozza non pubblicata in Gazzetta ufficiale, ma anche perché le garanzie della Sace previste dal governo “prima di essere applicate, richiedono il via libera dell’Unione Europea. Dove, ricordiamolo, la pratica sarà assegnata non all’ottimo Paolo Gentiloni ma alla signora Vestager, che questa volta speriamo proceda rapidamente. Noi comunque abbiamo già avviato le interlocuzioni con la Sace, per cercare di velocizzare i passaggi che saranno poi necessari”.
Per i prestiti garantiti al 90% una “pratica di fido ordinaria”
Insomma gli imprenditori italiani dovranno stare ai tempi di una signora danese, appartenente al partito della “Sinistra radicale”, che al momento occupa lo scranno di commissario europeo alla Concorrenza. Dunque in primo luogo aspettare l’approvazione definitiva del decreto, in secundis sperare che la Vestager sia veloce. E poi? Poi ci sono i tempi tecnici delle banche, che non saranno uguali per tutti. Leggete bene: “La fase preparatoria riempirà almeno la settimana di Pasqua“, spiega il presidente dell’Abi. “Sarà una Pasqua molto impegnativa, ricordiamo che anche noi stiamo utilizzando molto lo smartworking e siamo in una condizione emergenziale e di superlavoro per le misure già varate su moratorie, mutui, anticipo della cassa integrazione, ecc. Verosimilmente si avrà la possibilità di compilazione più rapida per i prestiti coperti da garanzia statale al 100%, mentre sarà sostanzialmente una pratica di fido ordinaria per quelle con garanzia dal 90% in giù“.
Insomma, per chi chiederà meno di 25 mila euro e quindi avrà la garanzia statale al 100%, si parla – ci pare di capire – di compilazione tra fine aprile e inizio maggio. E per gli altri prestiti garantiti solo al 90% rimane tutto come prima? Pare proprio di sì, saranno le banche a valutare. “Non si potrà fare diversamente perché non sembrano previste deroghe al testo unico bancario né alle norme di vigilanza per semplificare le pratiche di fido con garanzie”. Patuelli è piuttosto tranchant e smonta con una frase tutte le dichiarazioni euforiche di Giuseppe Conte sull’incredibile “potenza di fuoco” messa in campo. In realtà come spiega il presidente dell’Abi l’accesso ai finanziamenti rischia di non essere così veloce nemmeno per quelli garantiti al 100%. “Con la garanzia al 100% non dovranno essere inseriti molti elementi di valutazione, ma comunque qualcuno dovrà approvare la pratica. I direttori hanno autonomia, ma per grosse somme si dovrà bussare necessariamente ad altri uffici. E poi c’è la questione della garanzia al 100% con la partecipazione dei Confidi”.
Problemi anche per i prestiti garantiti al 100%
Sembra dunque che ci siano delle complicazioni anche lì dove è prevista la garanzia dello Stato. Spiega Patuelli: “Semplicemente una pratica in cui la garanzia dello Stato si affianca a quella di un soggetto privato, come i Confidi, non potrà avere la stessa corsia rapida di una assistita da garanzia pubblica al 100%”. C’è dunque il rischio che ad essere aiutate saranno solo le aziende “in bonis”, quelle considerate in grado di restituire un prestito secondo le regole dell’istituto di credito. Su questo Patuelli non chiarisce del tutto: “Se il testo definitivo del decreto ci darà la possibilità di aiutare anche la clientela più debole la coglieremo sicuramente. Resta la necessità che l’Ue intervenga per allentare questo calendario sincopato di scadenze di deterioramento, non si può pensare che oggi si possano rispettare gli stessi tempi previsti prima dello scoppio della pandemia”.
Insomma gli ostacoli tra la tanto sbandierata liquidità – sotto forma di prestiti e nuovi debiti – per le imprese sembra avere più di un ostacolo. In attesa del testo definitivo che arriverà tra una settimana, lo sguardo volge a Bruxelles, dove le cose sembrano andare ancora peggio. La sensazione è quella di essere in un vicolo cieco, con le misure necessarie a fronteggiare una crisi economica senza precedenti che non sembrano avere né la forza necessaria, né la velocità.
Davide Di Stefano