Immigrazione, l’appello di Boldrini e compagni al governo: riaprite i porti ai clandestini
Il piagnisteo per riaprire i porti all’immigrazione clandestina è partito dalle varie Ong. E subito si sono accodati i soliti personaggi della sinistra. Ad iniziare da Laura Boldrini. Che capeggia un gruppo di parlamentari, europarlamentari, consiglieri regionali del Centrosinistra.
Sono ventotto nomi da ricordare alle prossime elezioni.
Perché invece di pensare al dramma dei morti italiani di Coronavirus, invece di preoccuparsi del disastro economico e finanziario che gli italiani stanno attraversando, si preoccupano di favorire l’immigrazione selvaggia.
Nel pattuglione pro-immigrazione c’è, per esempio, Enza Bruno Bossio, la deputata dem, moglie del vicepresidente della giunta regionale calabrese, Nicola Adamo.
Ancora, favorevole all’immigrazione e ai porti aperti in tempi di Coronavirus, è Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa che accoglieva gli immigrati. E che è stato “santificato” con un seggio al Parlamento Europeo sotto le bandiere dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici.
Ci sono Alessandro Capriccioli, consigliere regionale laziale della Lista Emma Bonino e Gregorio De Falco, il più noto grillino “torni-a-bordo-cazzo”. Che, tuttavia, fatti i dovuti conti, ha deciso che prima degli italiani vengono gli immigrati. E chi se ne frega se gli italiani stanno schiattando.
Così come ragiona la senatrice Loredana De Petris. Che, negli anni, ha rimbalzato come una pallina da ping pong da uno schieramento all’altro, ma sempre a sinistra. Da Democrazia Proletaria ai Verdi, da Sel a Sinistra italiana.
O il presidente dell’Antimafia siciliana, Claudio Fava e la grillina Elena Fattori.
Nel gruppo pro-immigrazione che si appella al governo anche l’ex-ministro, grillino, Lorenzo Fioramonti e l’ex-parlamentare Nicola Fratoianni, ex-segretario nazionale di Sinistra Italiana. Che ha lasciato dopo essere stato trombato. Ma, evidentemente, non gli è bastato.
Naturalmente nel gruppo pro-immigrazione non possono mancare personaggi come Pierfrancesco Majorino, europarlamentare del Pd, Gennaro Migliore, ex-sottosegretario alla Giustizia nei governi Renzi e Gentiloni, già dirigente di Rifondazione Comunista, la senatrice Cinque Stelle Paola Nugnes che ora ha trovato casa ideologica in Liberi e Uguali, Matteo Orfini, ex-presidente del Pd.
“Il decreto emanato nella serata di ieri dai ministri dei Trasporti, degli Esteri, dell’Interno e della Salute che di fatto sospende la classificazione di Place of Safety (luogo sicuro) per i porti italiani, – sostiene il gruppetto – è sbagliato e incomprensibile”.
“I porti non si chiudono mai – aggiungono nell’appello pro immigrazione indirizzato al governo – perché a nessuno e in nessun caso può essere negato il soccorso e la protezione dai rischi della navigazione”.
I 28 fautori dell’immigrazione chiedono di “definire protocolli in grado di assicurare la sicurezza e la salute pubblica”. “Questo vale per i naufraghi salvati nelle operazioni di ricerca e soccorso (qualunque sia la bandiera della nave che li opera e la nazionalità delle persone soccorse), e, nello stesso modo per le comunità costiere potenzialmente esposte a rischi di contagio”. Insomma la botte piena e la moglie ubriaca.
Di qui la richiesta “al governo di revocare questo decreto. E predisporre, invece protocolli sanitari adeguati che, ove non sia possibile garantire a terra luoghi sicuri nei quali far svolgere la necessaria quarantena a chi sbarca, questa sia comunque applicata e garantita attraverso l’utilizzo di assetti navali adeguati ed in condizione di sicurezza”.
Ma il governo, per il momento, gli ha risposto picche. E ha spiegato, alle Ong come quelle che gestiscono l’Alan Kurdi, attraverso il ministero della Salute, “l’impossibilita di garantire porti sicuri in Italia a navi battenti bandiera straniera”.