L’arroganza di Scanzi: per elogiare Conte offende Feltri, Rita Pavone e Bombolo. Ma non fa ridere nessuno
“A Conte do un bel nove“: così parlò Andrea Scanzi. La sua presenza quasi fissa ad Otto e mezzo dalla Gruber sta raggiungendo vertici di insopportabilità mai registrati prima. La sua difesa ad oltranza dell’operato del governo Conte è oltre i limiti della ragionevolezza. Troppo smaccata per essere vera e digeribile da chi ascolta. Andrea Scanzi. In collegamento con Lilli Gruber con il suo tono da professorino ribadisce il voto che ha assegnato in pagella al premier Giuseppe Conte:
“Gli ho dato 9 perché il voto si dà sul momento”. Poi la chiosa del giornalista “guru” della Gruber scivola nel farsesco. Bravo Conte, dice: però ” se da domani inizia a sbagliare tutto, se dice che il suo giornalista preferito è Feltri, che il suo attore preferito è Bombolo e che la sua cantante preferita è Rita Pavone gli darò 0″. Non siamo al cabaret, non siamo in un numero da avanspettacolo di terz’ordine. E’ una delle “penne” più accreditate di certa stampa. Eppure ha detto proprio così, facendo poi scorpacciata di insulti sui social.
Citare a sproposito tre professionisti coi fiocchi ognuno nel loro genere (uno deceduto, Bombolo, tra l’altro) è da battutisti avariati e acidi. Le pagine social dedicate all’attore romano si sono risentite per l’offesa esplicita con cui Scanzi ha chiamato in causa il caratterista della commedia romana. Non solo, ma i fan club di Rita Pavone non l’hanno presa affatto bene. La cantante è un “monumento” della canzone italiana che ha fatto della serietà professionale uno stile di vita. Scanzi avrebbe tanto da imparare da lei. A meno che non voglia lui diventare il cabarettista del giornalismo politico.
E a proposito di giornalismo, anche in questo caso, potrebbe imparare molto da Feltri e dalla sua franchezza. A meno che, non preferisca la via più facile della battuta comica. Ma i testi sono un po’ fiacchi e arroganti. Dite a Scanzi che “Credo che lui e il governo non abbiano sbagliato praticamente niente”, è una roba che nessuno più osa dire. Per rispetto a chi non c’è più.