Di Stefano: “Contro il Mes pronti a violare la quarantena e scendere in piazza”

Roma, 7 apr – “Di fronte a qualunque tentativo di attivare il Mes, sia pure nella sua forma “light”, siamo pronti a violare la quarantena e a scendere in piazza“. Non usa giri di parole Simone Di Stefano per annunciare l’opposizione più dura a qualunque tentativo di “consegnare la nazione nelle mani dell’usura internazionale”. L’ex candidato premier di CasaPound lo ha annunciato ieri sera in un tweet, per poi ribadirlo questa mattina in un comunicato e in una diretta Facebook. “Porteremo gli italiani sotto al Parlamento“, annuncia Di Stefano, “non consentiremo a questa Europa, con la complicità di un governo fantoccio, di ipotecare il futuro dei nostri figli”.

L’appello alle opposizioni

C’è poi l’appello alle opposizioni, con riferimento chiaro a Matteo Salvini e Giorgia Meloni. “Questo definitivo scippo di sovranità non ci può vedere rimanere inerti, neppure in tempi di pandemia. Se il nostro timore dovesse tramutarsi in realtà, le forze che oggi rappresentano la maggioranza degli italiani non possono non reagire: smettano di prestarsi a tavoli fasulli e scendano in piazza con noi contro quello che si prospetta come l’ennesimo tradimento dell’esecutivo. Devono fare di più contro questo governo illegittimo”. Anche le misure contenute nel cosiddetto “Dl liquidità” sono solo una truffa: “L’Italia ha bisogno di garantire lo stipendio ai lavoratori, il credito alle imprese e i soldi alle famiglie ora, e senza dover svendere il proprio patrimonio o indebitarsi con nessuno”, spiega Di Stefano.

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La truffa del Dl liquidità

“Continuano a parlare miliardi di euro iniettati che non esistono, sono quelli che pensano di poter movimentare”, prosegue il vicepresidente delle tartarughe frecciate, “hanno chiuso tutte le attività e pensano di dire a imprenditori e lavoratori ‘indebitatevi con il sistema bancario privato, le garanzie mette lo Stato ma rivolgetevi alla banca per chiedere un prestito’. Davvero una grande invenzione per l’emergenza economica: qui rischia di saltare gran parte del tessuto economico del Paese, chiudono le aziende, poi dicono alle imprese di andare in banca senza cambiare una virgola delle regole bancarie, quando i soldi non li danno a nessuno perché già subiamo la stretta sul credito negli ultimi anni. Ora perché le banche dovrebbero aprire il cordone della borsa? La garanzia dello Stato non è nei confronti di lavoratori e imprenditori, la garanzia è per le banche. E la banca vi farà il mazzo come al solito se non li restituirete”.

Davide Romano

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