Mes, Alessio Villarosa: “Dal M5s no categorico, siamo pronti a tutto”. Aria di crisi di governo
“No al Mes categorico. Il Movimento 5 Stelle è pronto a tutto”. Il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa, grillino, lo annuncia proprio nel giorno in cui da Bruxelles filtrano voci su un’intesa raggiunta a livello europeo per un Fondo salvastati con “condizionalità leggere”. Niente stile Grecia. Tutto sulla carta, però. E forse per questo i 5 Stelle non si fidano. “Il progetto Ue e’ stato completato esclusivamente nel settore finanziario. Ogni giorno le famiglie e le imprese italiane – ricorda Villarosa – devono combattere con molti Stati membri con burocrazia zero, regimi fiscali bassissimi, diritti sindacali marginali, welfare e sanità non adeguati e per di più con monete sovrane più deboli dell’euro che agevolano le imprese a produrre ed esportare in quelle economie. Quando è stato deciso di applicare la troika alla Grecia il deputato tedesco Gregor Gysi dichiarò, pur non condividendo, di dover votare il programma di aiuti per evitare di far saltare l’euro perché un ritorno alle monete nazionali avrebbe comportato una valutazione eccessiva del marco rispetto alle altre monete nazionali, Lira compresa, vanificando così le esportazioni della Germania perché, d’improvviso, troppo care”. Insomma, un meccanismo su misura per Berlino: “La Germania esporta verso l’Italia e gli altri Pesi dell’area Euro circa il 33% del volume compressivo e se si pensa che le esportazioni tedesche complessive verso Usa e Cina sono pari a circa il 16% si comprende la portata degli interessi politici della Germania sull’Ue e sull’euro”.
“L’Europa è ancora intenzionata a programmare ed attivare il Mes? – chiede Villarosa – Si può creare una Ue solo sulla vigilanza prudenziale delle banche e sui vincoli di bilancio volti ad imporre la supremazia dell’Euro su qualsiasi altra valuta e parallelamente far subire all’Italia la morsa di altri Stati europei con monete deboli e regimi giuridici e fiscali paradisiaci? Il made in Italy ha senso solo se made in Italy”. A questo punto, i 5 Stelle sono al bivio: accetteranno supinamente l’accordo tra Conte e gli altri partner europei oppure, come minacciato secondo un retroscena di Dagospia da Luigi Di Maio al premier un paio di settimane fa davvero saranno disposti a tirarsi fuori dal governo, aprendo la strada al governissimo che in tanti prevedono una volta usciti dall’emergenza coronavirus?