Arriverà un altro Coronavirus: ecco cosa può cambiare
Uno studio dell’Università Statale di Milano, pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Virology, potrebbe far luce sulla storia del coronavirus.
Il rapporto porta la firma del Dipartimento di fisiopatologia medico-chirurgica dei trapianti che fa riferimento al professor Mario Clerici. Si tratta della prima ricerca internazionale che intende comprendere le caratteristiche filogenetiche di questo virus, confrontandole con il virus individuato nei pipistrelli che a loro volta lo hanno ricevuto da un animale al momento sconosciuto. Lo scrive il Fatto Quotidiano. Lo studio riporta un dato che vale la pena approfondire: SarsCov2, presente originariamente in un animale non identificato, potrebbe modificarsi e produrre un ennesimo salto di specie verso l’uomo portando sullo scenario mondiale un coronavirus simile ma non uguale, che potremmo chiamare SarsCov3.
Lo studio ha portato i ricercatori a identificare alcune proteine che non cambiano mai. Un dato confortante. Una scoperta importante per la ricerca di un vaccino. Che i coronavirus abbiano una passione per il salto di specie è stato già spiegato nel 2015 in uno studio pubblicato sulla rivista Nature. Qui si prendeva atto che questi tipi di patogeni hanno una forte tendenza allo spillover, ovvero al salto di specie. Il lavoro del team del professor Clerici parte dalla comparazione filogenetica di SarsCov2 e di BatCoVRaTg13, ovvero il virus isolato nei pipistrelli presenti anche in Cina. Da qua emerge solo una minima differenza posizionata su tre proteine, per il resto viene certificato un match tra i due patogeni che va ben oltre il 95%. Il dato è fondamentale per prevedere in futuro un nuovo salto di specie verso l’uomo.
Per i coronavirus sarebbe il quarto. Il primo, nel 2003, si è verificato con la Sars, poi nel 2012 c’è stata la Mers diffusa attraverso i cammelli in Egitto e infine l’attuale SarsCov2. Un quarto e prossimo salto di specie viene messo sul tavolo delle ipotesi anche perché al momento non si conosce il progenitore del virus del pipistrello e di quello umano. Di certo, si legge nello studio, il comune antenato dei due virus era già pronto per l’infezione umana. Al momento sappiamo che il virus del pipistrello e SarsCov2 sono pressoché uguali. Non sappiamo però se il salto è stato diretto oppure c’è stato un passaggio intermedio prima di arrivare all’ospite umano.
Il passaggio dagli animali all’uomo potrebbe essere stato diretto o mediato. Sappiamo, spiega il professor Clerici sempre a il Fatto Quotidiano, che un animale attualmente sconosciuto è oggi serbatoio del virus già propenso a infettare l’uomo. È evidente, quindi, che questo rappresenta il nuovo concreto orizzonte per un quarto spillover. Lo studio inoltre mette sul tavolo un dato positivo per la ricerca vaccinale. SarsCov2, infatti, mostra sul proprio profilo genetico alcune proteine che non cambiano. Queste, spiega lo studio, rappresentano punti di partenza importanti per nuove terapie e nuovi vaccini.
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