“Buoni spesa solo se sei antifascista”. Il caso choc nella città di Parma
Nella lotta all’accaparramento dei buoni spesa ci mancava solo un requisito in più: la patente di antifascismo. Bisogna averla intasca, pena l’esclusione dal sussidio.
La fame. La sopravvivenza. La novità arriva da Parma, città guidata dal transfugo ex grillino Federico Pizzarotti. Qui per avere accesso agli aiuti alimentari stanziati dal governo bisogna professare una fede sola: l’antifascismo.
Se ne è accorto a sue spese un militante di CasaPound Italia, Emanuele Bacchieri, che non ha perso tempo a denunciare l’accaduto sul suo profilo Facebook. In queste ore la notizia è diventata un vero e proprio caso. Ma andiamo per gradi. Oggi pomeriggio Emanuele navigava sul sito del Comune di Parma per ottenere i buoni spesa: un contributo settimanale di 50 euro a persona, 60 euro per due persone, 100 per 4 che verrà erogato per il periodo di due settimane o una mensilità. I requisiti per ricevere il bonus li aveva annunciati lo stesso primo cittadino: “La riduzione siginificativa o la perdita del posto di lavoro, l’ammontare del conto corrente non superiore ai 3 mila euro, l’erogazione dei buoni spesa è aperta anche a chi non era già seguito dai servizi sociali del Comune”. Eppure, arrivato al termine della compilazione della sua domanda, Emanuele si è imbattuto in una sorpresa.
“Ho provato a fare richiesta per ottenere i buoni spesa legati all’epidemia di coronavirus – scrive l’attivista su Facebook – in pochi semplici passaggi si arriva alla pagina finale, dove sono riportate le condizioni a cui l’erogazione dei buoni è vincolata”. Ed è qui che fa la sua apparizione il bollino antifascista. Il richiedente è quindi obbligato a dichiarare “di ripudiare il fascismo”, “di non professare e fare propaganda di ideologie xenofobe, razziste, sessiste” e 2di non compiere manifestazioni esteriori di carattere fascista e/o nazista, anche attraverso l’utilizzo di simbologie o gestualità ad essi chiaramente riferiti”. Emanuele sbotta: “Quindi chi non si allinea al pensiero unico per il sindaco Pizzarotti può tranquillamente morire di fame?”. E ancora: “È incredibile come il Comune riesca a speculare ideologicamente sulla pelle dei cittadini in una situazione di emergenza come questa, anche mettendo a rischio la sopravvivenza delle famiglie che non volessero dichiararsi tali”.
La denuncia è diventata virale. Non si tratta di una bufala. E dalle fila di Fratelli d’Italia è arrivato il commento al vetriolo del senatore Giovanbattista Fazzolari. “A Parma il sindaco di formazione grilloide Federico Pizzarotti e la solita sinistra ricattano i bisognosi e i più fragili”, scrive Fazzolari su Facebook. È indignato: “Per poter fare richiesta dei buoni spesa riservati a chi è ridotto alla fame dall’emergenza Coronavirus, bisogna sottoscrivere un modulo nel quale si dichiara che non si critica la Resistenza (quella raccontata dai sedicenti partigiani) e l’antifascismo (quello tanto caro anche ai centri sociali e alle Brigate Rosse). Ma quanto fa schifo questa gente? Omuncoli insignificanti che usano il potere conquistato con cinismo e crudeltà. Sono disgustato”.
Durissima anche la reazione di Giorgia Meloni che, in serata, ha invocato l’intervento del ministro dell’Interno per “ripristinare i diritti costituzionali” e “mettere fine a questa pagliacciata”. “Quindi per esempio un anziano che avesse fatto la seconda guerra mondiale nella Rsi e che non volesse sottoscrivere quel modulo dovrebbe morire di fame, mentre i tagliagole dell’Isis, i mafiosi, i criminali, quelli che inneggiano ai crimini di Pol Pot, di Stalin, alle foibe, possono invece abbuffarsi con i buoni pasto del Comune di Parma”, dice la leader di Fratelli d’Italia in un video diffuso sulla sua pagina Facebook. “A me questa iniziativa sembra molto stupida e – ragiona la Meloni – mi pare violi pesantemente l’articolo 3 della Costituzione che dice che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge”.
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