Franceschini vuole alzare le tasse sui prodotti elettronici?
Il rischio è altissimo: si potrebbe uccidere un settore già in difficoltà. Le dure critiche rivolte a Dario Franceschini sono state causate dal decreto che aumenta il prelievo fiscale sui prodotti elettronici.
Le comprensibili dure misure prese dal governo per evitare la diffusione del Coronavirus avranno inevitabilmente degli effetti negativi sull’economia: già tra il 9 e il 15 marzo gli acquisti di smartphone sono scesi del 53%, quelli di televisori del 46%. L’edizione odierna di Libero parla di prelievo di Stato più alto su telefonini, tablet, computer, macchine fotografiche, televisori in grado di registrare i programmi, smartwatch.
La bozza del decreto di febbraio prevede che chi acquista un computer devolva allo Stato 6,90 euro contro i 5,20 euro attuali; per uno smartphone con 128 gb si passerebbe da 5,20 a 6,30 euro; per un hard disk da 4 terabyte da 20 euro a 32. Il tutto oltre all’Iva del 22%. Si è riaccesa dunque la discussione sulla copia privata, ovvero il compenso che si applica sui supporti vergini, apparecchi di registrazione e memorie in cambio della possibilità di effettuare registrazioni di opere protette dal diritto d’autore. Il provvedimento viene interpretato come strumento di lotta alla pirateria, ma su quegli strumenti vengono salvati anche semplicemente il video di una recita e le fotografie di famiglia.
Scelta fuori tempo
In molti la considerano una scelta fuori tempo poiché film e musica ormai non vengono più memorizzati sui nostri apparecchi: come dimostrano Netflix e Spotify, viaggiano in streaming. Perciò sulla questione è intervenuto Cesare Avenia, che giudica la proposta di decreto “frutto di una visione del tutto anacronistica rispetto alle reali abitudini dei consumatori e profondamente sbagliata, tanto più in questo momento” in quanto si andrebbe ad aggravare “il prelievo per copia privata sui dispositivi che gli italiani stanno utilizzando per proseguire le proprie attività lavorative da casa, per continuare le attività didattiche e di studio, per mantenere le proprie relazioni sociali”.
Il presidente di Confindustria Digitale, sintetizzando la posizione della Federazione e delle sue associate Anitec-Assinform e Asstel (invitate dal Ministero dei Beni culturali a commentare la bozza di decreto sulla determinazione del compenso per copia privata di fonogrammi e videogrammi) ha fatto notare come la rapida evoluzione dei device, la crescente offerta di contenuti online da piattaforme specializzate e l’accesso a costi decrescenti alle reti a banda larga fisse e mobili abbiano “cambiato le abitudini di consumo legale di contenuti e oggi lo streaming è la modalità largamente prevalente di fruizione dei contenuti digitali”. Dunque al ministro Franceschini è stato chiesto di “soprassedere all’aumento del compenso per copia privata” e di ripensare anche all’intero istituto della copia privata “riformando la norma che lo ha istituito”.
il giornale.it