Coronavirus, sacrificio di una 90enne: “Non voglio usare respiratore”
Una storia dolorosa e al contempo toccante quella arrivata dal Belgio, dove una donna di 90 anni malata di Coronavirus ha deciso di rinunciare alla propria vita per salvare quella di una persona più giovane.
Una scelta generosa che ricorda quella compiuta da Don Giuseppe Berardelli, arciprete di Casnigo (Bergamo). Affetto dal medesimo morbo e con patologie pregresse, il religioso aveva infatti deciso di dare il respiratore che gli era stato donato dai parrocchiani ad un paziente più giovane.
Come lui, anche la 90enne Suzanne Hoylaerts ha presentato la medesima richiesta. Residente nella cittadina di Binkom, vicino a Lubbeek, la donna aveva manifestato i primi sintomi del Covid-19 ad inizio marzo. Col passare dei giorni, le sue condizioni erano a poco a poco peggiorate, tanto da richiedere il trasporto ed il ricovero in ospedale, avvenuto lo scorso 20 marzo. Sottoposta immediatamente al test del tampone faringeo, la donna, che manifestava evidenti difficoltà respiratorie, era risultata positiva al Coronavirus. Malgrado il tempestivo intervento dei medici e del personale sanitario, tuttavia, le condizioni della 90enne non hanno fatto altro che aggravarsi. Soltanto l’intubazione con l’ausilio dei respiratore avrebbe potuto aiutarla a sopravvivere ma, venuta a conoscenza del proprio stato, con le poche forze che le rimanevano Suzanne ha pronunciato delle parole che hanno sconvolto tutti.
“Ho vissuto abbastanza, ho avuto una bella vita”, ha spiegato ai medici con un filo di voce, come riportato da “Metro”. “Non voglio usufruire della respirazione artificiale, quella lasciatela per i pazienti più giovani di me”. E con quest’ultimo generoso gesto Suzanne se n’è andata. Dopo soli due giorni dalla sua decisione, il 22 marzo, la 90enne è infatti spirata. L’estremo sacrificio di una 90enne: “Non voglio respiratore, datelo ai giovani”Pubblica sul tuo sito
A raccontare la sua storia è la figlia Judith, devastata dalla perdita. Subito dopo il responso positivo del test, l’anziana era stata messa in isolamento in una camera dell’ospedale, e per tale ragione i familiari non avevano più potuto vederla.
“Non ho potuto dirle addio”, ha detto commossa Judith parlando con il giornale olandese “Het Laatste Nieuws”. “Non ho neppure la possibilità di celebrare il suo funerale”. Un dramma, questo, vissuto da tutti i parenti delle vittime di Coronavirus i quali, in alcuni disperati casi, non conoscono neppure l’esatta ubicazione della salma dei loro cari.
A rendere Judith ancora più sconvolta, il fatto che, fino al momento del ricovero in ospedale, nessuno pensasse che Suzanne avesse contratto il morbo, malgrado le difficoltà respiratorie ed una certa inappetenza. La 90enne, infatti, si era attenuta scrupolosamente ai provvedimenti anti-contagio, restandosene chiusa in casa. Nessuno sa, dunque, come l’anziana sia entrata in contatto col virus.
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