Coronavirus, emergenza per i contagi di ritorno in Asia. L’Oms: “Le misure in Italia servono solo a prendere tempo”

Il coronavirus ci tormenterà a lungo. A confermarlo è il direttore dell’Oms per il Pacifico occidentale Takeshi Kasai che avverte: “Permettetemi di parlare chiaramente: in Asia l’epidemia non è finita per niente”. In poche parole le misure prese fino ad ora, anche dall’Italia, servono solo a prender tempo, un tempo utile a “prepararsi a una trasmissione su larga scala nelle comunità”. La preoccupazione maggiore sono i nuovi focolai e i cosiddetti “casi importati”, come li definisce Kasai sulla Stampa in un’intervista. Timore che ha spinto la Cina, Taiwan, Hong Kong e Singapore a vietare l’ingresso a tutti gli stranieri, Lo stesso Massimo Galli aveva invitato il nostro Paese a chiudere le frontiere per prevenire una degenerazione del Covid-19.

Ma anche gli asintomatici fanno la loro parte. I numeri della Repubblica popolare cinese potrebbe essere stati visti fino ad ora al ribasso. Secondo documenti classificati visionati dal South China Morning Post, sarebbero stati addirittura 43 mila già a febbraio scorso. La Cina è però in buona compagnia: a mettere in allarme gli osservatori ci sono poi il Giappone, dove il numero dei contagi è ricominciato a crescere esattamente il giorno successivo al rinvio delle Olimpiadi 2020, e la Corea del Nord, che continua “stranamente” a registrare zero casi. Vale lo stesso discorso per  l’Indonesia, dove le morti potrebbero essere quattro volte quelle ufficializzate. Una situazione drammatica che potrebbe perfino peggiorare secondo gli esperti.

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