La più grande vittima del coronavirus sarà la nostra libertà?
Roma, 29 mar – Di fronte a un’emergenza come quella del coronavirus non è un mero esercizio di stile cercare di prevedere come impatterà sui nostri sistemi politici e sulle nostre vite. Quali sono le risposte politiche dei leader occidentali?
Emergenza sanitaria ma risposte di ordine pubblico
Il primo dato che risalta all’occhio è che a una emergenza essenzialmente sanitaria si traggono e si trarranno soprattutto conseguenze giuridiche, politiche e di ordine pubblico e, solo secondariamente e con molta meno priorità ci si sta occupando di trovare soluzioni sanitarie.
L’Italia ne è uno splendido esempio: non troviamo il tempo di ordinare riconversioni industriali, almeno per i prodotti più banali la cui mancanza ogni giorno uccide, come mascherine, ma troviamo il tempo di “analizzare dalle celle telefoniche” i movimenti degli italiani. Il governo lascia scappare bozze sui giornali lasciando scappare centinaia di persone, di cui alcune sicuramente infette di fatto portando il virus al Sud, eppure pensa di fare ordinanze contro chi azzarda a correre nei parchi da solo. Abbiamo poi assistito ad un esecutivo che vieta ad alcuni governatori di ordinare la quarantena a chi entrava nella propria regione a al rifiuto di dichiarare “zona rossa” la Lombardia e un pugno di province venete, per poi dover accettare una intera nazione paralizzata addirittura a tempo indefinito. Non si lavora per trovare centinaia di migliaia di tamponi (e chiedere anche a laboratori locali di mettersi a disposizione per gestire la maggior massa di dati) eppure si trova plausibile vagheggiare di droni che sorveglino i cittadini.
Nessuno ripensa, facendo mea culpa, ai miliardi di tagli alla sanità fatti e ai miliardi gettati in settori completamente inutili o dannosi (come le enormi e continue regalie al business dell’accoglienza), ma accettiamo che limitazioni alle nostre libertà personali vengano stabilite da un governo che ha lasciato la nostra repubblica parlamentare senza parlamento per settimane. Vorremmo spendere anche qualche parola sulla liceità di usare decreti del presidente del Consiglio dei ministri come se fossero atti con forza di legge, ma evidentemente siamo in pieno stato di eccezione e la Costituzione possiamo considerarla quantomeno sospesa se non seppellita: si tratta di atti enormi dal punto di vista politico e giuridico che non hanno alcuna giustificazione nè in merito alla ragionevolezza, nè in merito alla durata, nè possono essere considerati giustificati sulla base dei risultati che, alla fine di questo enorme sacrificio alle libertà dei cittadini, non stanno arrivando.
Il governo, di concerto coi media, ha fatto l’impossibile per creare una narrazione colpevolizzante nei confronti del singolo cittadino (chi va a correre, il vecchino che va a far la spesa due volte a settimana invece di una, chi andava a lavorare stipato in metropolitana, come se il lavoratore avesse facoltà di non presentarsi a lavoro) quando ovviamente le colpe si devono sempre distribuire a partire dall’alto, soprattutto in momenti di emergenza. Norme confuse, dichiarazioni contraddette, fughe di notizie hanno sicuramente fatto più danni (e più morti, diciamolo) dell’impiegato che esce dall’appartamento per andare a correre 45 minuti. Vogliamo dire che la mancanza di mascherine in molti ospedali sta creando situazioni al limite con lavoratori infetti che contagiano sani in un inferno sanitario o vogliamo davvero dare la colpa a quelli che portano a pisciare il cane?
Le limitazioni resteranno
Infine e su questo occorre riflettere: queste limitazioni che accettiamo, anche i più sospettosi di noi, per timore di una crisi sanitaria che esiste, non se ne andranno. Queste limitazioni sono qui per restare.
L’occidente ha colto questa occasione per ristrutturarsi e modificare la propria società per averla più controllata, più irregimentata, persino viene da dire tagliata dai rami più deboli (ricordate la vomitevole litania dei progressisti con la quale ci invitavano a sottovalutare il problema? “State tranquilli muoiono solo anziani e deboli”: l’eugenetica che piace alla gente che piace). Sullo sfondo di una nuova guerra che potrebbe non essere tanto fredda con la Cina, l’occidente ha compreso che il coronavirus segna la fine della globalizzazione e approfitta di questo clima eccezionale per far accettare alla propria cittadinanza misure eccezionali, cancellando in poche settimane decenni di diritti e mostrando quanto la democrazia evidentemente fosse non sostanziale rispetto all’ordinamento del potere, neppure in occidente.
Quando riavremo le nostre libertà? Quando finirà la pandemia? o meglio, quando finirà la minaccia della pandemia? Rispondiamo con questa domanda: qualcuno si ricorda cosa era l’estremismo islamico venti anni fa? Era un’etichetta adatta ad identificare un microscopico fenomeno di islam politico che si trovava sì e no in Afghanistan, in Sudan e in pochissimi altri luoghi nel mondo. Un fenomeno lontano, non vogliamo dire innocuo, ma sicuramente non quotidiano per l’uomo comune. Vi ricordate la “lotta al terrorismo” e tutti i cambiamenti anche nella nostra quotidianità che sono stati fatti per fronteggiare tale minaccia? Qual è stato il risultato di questa serrata “guerra al terrore”? Ora l’islamismo politico estremista è fisicamente diffuso nel Nord Africa, in Asia, in Medio Oriente e ogni grande metropoli europea ha subito almeno un paio di attentati all’anno. Ora chiunque conosce il concetto di terrorismo islamico e tale minaccia è una minaccia se non quotidiana, almeno non aliena, ai timori del più mansueto e disinteressato occidentale.
L’eccezionale diventa permanente
E il Patriot Act? E le limitazioni eccezionali che abbiamo dovuto subire allora? Gli automatismi che hanno reso indagini, ad esempio, sui vostri conti correnti atti amministrativi e non giuridici? Sono diventati la norma. Quel che era eccezionale è permamente. E nessuna di quelle limitazioni, il sacrificio di nessun diritto ha evidentemente contribuito a combattere seriamente il terrorismo perché la paura è ancora qui, anzi molto più grande di allora. Addirittura i complottisti, ai quali sicuramente non ci accodiamo, potrebbero dire che tramite assurde politiche sull’immigrazione e suicide narrazioni sulla bellezza del multiculturalismo le classi politiche occidentali non solo non hanno effettivamente ridotto la minaccia terroristica per i cittadini, ma abbiano lavorato per accrescerla. Ma non è il nostro giudizio.
Sarebbe come dire che le assurde dichiarazioni fatte ad inizio pandemia da tutti i governi occidentali, la lentezza nell’agire, le fughe di notizie il sabato sera di decreti attivi dal lunedì successivo abbiano contribuito a diffondere una pandemia che ora pare non si possa risolvere ripensando le proprie politiche sanitarie, ma solo affidando pieni poteri a qualcuno e sospendendo la normale dialettica democratica.
Possiamo sbagliarci dunque, ma i precedenti non ci lasciano ben sperare: ogni diritto perso è perso per sempre. Come cittadini rimaniamo attivi e ricordiamoci che possiamo accettare tutto e accetteremo tutto: serrate, orari controllati, percorsi controllati, quarantene, ma tutto questo avrebbe potuto essere evitato semplicemente non accodandosi come bovini a chi parlava di “razionalizzazioni” e “tagli alla sanità” e che vigileremo sempre affinché gli errori di una classe politica non debbano essere pagati dalle nostre libertà, dai nostri diritti.
Guido Taietti