“Un vile affarista, liquidatore dell’industria pubblica”. Quando Cossiga demolì Draghi (Video)
Roma, 27 mar – A volte ritornano. E Mario Draghi, orfano della presidenza alla Banca centrale europea, sembra tornato per restare. Purtroppo. Anche perché Draghi ha fatto un ritorno col botto: «Gli Stati devono fare subito debito [pubblico] per immettere liquidità nelle economie nazionali», ha detto l’altro ieri al Financial Times, di fatto smentendo la politica dell’austerità da lui alacremente sostenuta da governatore della Bce (2011-2019). In altri tempi, avremmo liquidato questa uscita come un goffo tentativo di rilancio e autopromozione, se non fosse che le opposizioni hanno accolto con giubilo la sua presa di posizione. «Grazie Draghi per le sue parole: è caduto il mito del non si può fare debito… Si può fare. Benvenuto, ci serve l’aiuto di tutti, anche del suo. Sono contento di quello che potrà nascere da questa intervista», ha affermato in Senato Matteo Salvini, che già in novembre aveva scelleratamente aperto a un’elezione di Draghi al Quirinale.
Chi è veramente Mario Draghi
La posizione di Salvini è effettivamente inqualificabile. Anche perché il leader della Lega non può non sapere chi è Mario Draghi. E cioè quello che disse «l’euro è irrevocabile», quello che, per salvarlo questo euro, era letteralmente pronto a tutto (il famoso whatever it takes). Insomma, fiat Euro et pereat Italia. A ricordarci chi è Mario Draghi c’è però un video che, in queste ore, sta tornando virale. È quello in cui Francesco Cossiga schizzò un ritratto a tinte molto vivide e fosche dell’ex presidente della Bce. Era il 2008 e Draghi ricopriva allora la carica di governatore della Banca d’Italia, e già si vociferava di una sua possibile ascesa a Palazzo Chigi. Ospite a Unomattina dal malcapitato Luca Giurato, Cossiga ci andò giù durissimo: «Un vile affarista non si può nominare presidente del Consiglio dei ministri», fu infatti la picconata dell’ex capo di Stato.
La «picconata» di Cossiga
Di fronte a un Luca Giurato interdetto, Cossiga demolì Draghi in circa un minuto di tempo: non si può nominare premier «chi è stato socio della Goldman & Sachs, grande banca d’affari americana. E male, molto male, io feci ad appoggiarne, quasi a imporne la candidatura [alla Banca d’Italia] a Silvio Berlusconi, male, molto male!». E ancora: Draghi «è il liquidatore, dopo la famosa crociera sul Britannia, dell’industria pubblica, la svendita dell’industria pubblica italiana, quand’era direttore generale del Tesoro. E immaginati che cosa farebbe da presidente del Consiglio dei ministri. Svenderebbe quel che rimane: Finmeccanica, l’Enel, l’Eni, e certamente ai suoi ex comparuzzi di Goldman & Sachs». A latere di queste parole di Cossiga, è da specificare che il famigerato incontro sul panfilo Britannia del 1992, in cui si trattò la svendita dell’industria pubblica italiana alla finanza angloamericana, è di solito derubricato a «complottismo» da parte degli «sbufalatori» di professione. Ebbene, il discorso di Draghi sul Britannia è stato divulgato due mesi fa dal Fatto Quotidiano: chiunque abbia tempo, e soprattutto stomaco, se lo legga e ne tragga le sue conclusioni.
Valerio Benedetti