“Era in Italia già a fine gennaio”. Ecco come si è diffuso Covid-19
Un’epidemia di estensione europea, approdata in Germania dalla Cina e dal cuore dell’Europa arrivata fino all’Italia: è questo il percorso che avrebbe fatto il nuovo coronavirus secondo uno studio approfondito effettuato sul cluster lombardo.
Gli scienziati dell’equipe di Massimo Galli e Gianguglielmo Zehender dell’Università degli Studi di Milano hanno provato a tracciare la diffusione del Covid-19 nel nostro Paese. Come? Da un punto di vista scientifico, sottolinea l’agenzia Adnkronos, gli esperti sono partiti dall’isolamento e dalla caratterizzazione dei genomi virali di tre pazienti apparentemente al primo gruppo di 16 casi di nuovo coronavirus provenienti dalla provincia di Lodi, in Lombardia, a cavallo tra il 20 e il 21 febbraio 2020. Questo era tra l’altro l’arco temporale in cui emerse il primo cluster italiano di trasmissione del virus Sars-Cov-2, apparentemente senza alcun collegamento con la Cina.
I risultati dello studio hanno dimostrato come il virus fosse presente in Italia già da fine gennaio, una ventina di giorni prima della scoperta del famigerato paziente 1, il 38enne finito in gravi condizioni all’ospedale di Codogno e oggi completamente guarito.
Non solo: lo studio dei genomi lombardi ha fatto emergere un’altra verità molto importante ai fini dell’indagine epidemiologica sul Covid-19. Ossia che il ceppo dei pazienti lodigiani è legato a doppia mandata a quello del primo caso rilevato in Baveria.
Lo studio dei genomi e il legame con la Baviera
La caratterizzazione dei 3 genomi di Sars-CoV-2 presenti in questi pazienti e il confronto con quelli disponibili nella banca dati Gisaid ha permesso di capire che il ceppo è strettamente correlato a quello isolato per la prima volta da un paziente ammalatosi di Covid-19 tra il 24 e il 27 gennaio 2020 in Baviera, in seguito a una riunione aziendale avvenuta qualche giorno prima vicino Monaco, a cui aveva partecipato una manager cinese proveniente da Shangai, che aveva riconosciuto i sintomi di Covid-19 solo al ritorno in patria.
Il lavoro degli scienziati è stato complesso è ha messo in ordine vari pezzi del puzzle, soprattutto le tempistiche dell’epidemia. La ricerca è stata accettata per la pubblicazione sul Journal of Medical Virology ed è disponibile in versione pre-print su Medrxiv. Le sequenze, invece, sono state pubblicate nella banca dati Gisaid, e sono tutte a disposizione della comunità scientifica internazionale.
Allo studio condotto nel Laboratorio di malattie infettive del Dipartimento di Scienze biomediche e cliniche ‘Luigi Saccò dell’università Statale milanese e del Crc (Centro di ricerca coordinata) EpiSoMI dello stesso ateneo, ha contribuito il team rosa delle scienziate precarie Alessia Lai, Annalisa Bergna e Arianna Gabrieli, che hanno lavorato all’isolamento del ceppo italiano del nuovo coronavirus. E con loro Maciej Tarkowski del Laboratorio di malattie infettive, oltre ai medici e infermieri della Divisone di malattie infettive dell’ospedale Sacco, in particolare Spinello Antinori e Stefano Rusconi di Unimi e Giuliano Rizzardini.
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