Coronavirus, le partite Iva sono a rischio
Sono artigiani, commercianti, imprenditori edili, professionisti. Sono giovanissimi, ma anche cinquanta-sessantenni non ancora in età da pensione.
Il popolo delle partite Iva rischia un crack a causa dell’emergenza coronavirus. Oltre 4 milioni di lavoratori subiranno un crollo del proprio giro d’affari e un’alta percentuale anche la chiusura.
Non hanno il supporto dello Stato. Non hanno paracadute. Il governo ha deciso un indennizzo di 600 euro, ma le modalità di erogazione appaiono confuse. Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha smentito l’ipotesi di un click day, però di sicuro non tutti rientreranno nel beneficio. I 600 euro sono poi insufficienti. Servono altri provvedimenti soprattutto sulle scadenze fiscali e contributive di fine giugno, rinviando al 2021 il pagamento di contributi e fisco e una rateizzazione senza interessi.
Confcommercio ha stimato una perdita di fatturato per una platea di 3,9 milioni di persone di almeno 9 miliardi. I danni possono propagarsi come il virus con un effetto a cascata. Le partite Iva sono un mondo interconnesso che vive di commesse intrecciate tra loro. Se un anello cede, crolla un’intera filiera. Lo scrive La Verità.
Negli ultimi anni le partite Iva hanno avuto una crescita sostenuta. Nel 2019 sono aumentate del 6,4% (545.700 nuove attività), rispetto all’anno precedente. Il commercio conta il maggior numero di aperture (+19,7%), seguito da professioni (+17,1%) e da costruzioni (+12,4%). Il 44,8% è stato avviato da giovani fino a 35 anni e il 32,5% da soggetti tra 36 e 50 anni. A determinare il considerevole incremento rispetto al 2018 sono le persone fisiche, grazie alle adesioni al regime forfettario, per il quale dal 2019 il limite dei ricavi è stato esteso a 65mila euro. Gli incrementi maggiori si hanno proprio in Lombardia (+11,6%), la regione maggiormente colpita dal Covid-19.
Questi numeri lasciano intuire l’entità delle ripercussioni economiche conseguenti alla serrata. Una prima valutazione l’ha fatta l’Acta, l’associazione dei freelance più volte consultata dal governo in queste settimane. Emerge che quasi il 50% degli iscritti non ha lavorato nell’ultima settimana. Un dramma nel dramma. Coloro che hanno subìto almeno una cancellazione o sospensione delle commesse, sono aumenti dal 62,9% della settimana dal 14 al 16 marzo, all’89,3%. Solo il 10% non ha ancora registrato alcun impatto sugli ordini. La metà ha subito cancellazioni per un valore di oltre 2mila euro. Il 60,5% si attende un calo del fatturato superiore al 30%, di questi il 26,4% un crollo di oltre il 60%.
In allarme il settore dello sport. Assosport (produttori di articoli sportivi), Assofitness e Anif-Eurowellness (impianti sport e fitness) parlano di un milione di posti a rischio. In difficoltà anche le partite Iva dello spettacolo. Si parla di circa 340mila lavoratori fermi. E stima una perdita di 8 miliardi in un solo mese di blocco dell’attività. Una situazione preoccupante. Una voce si alza da questi lavoratori autonomi: aiutateci e fate presto.
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