Coronavirus, la fine di Di Maio e 5 Stelle? La necessità: spostare soldi dal reddito di cittadinanza alla sanità
Chi pensa che la sospensione del patto di stabilità da parte della Commissione europea risolva i nostri problemi non ha capito nulla.
Senza la revisione delle regole che obbligano l’ Italia ad accettare le condizioni imposte dal fondo salva-Stati, inclusa la ristrutturazione preventiva del debito pubblico, quello non è un aiuto, ma il permesso ad usare la corda con cui impiccarci da soli.
Ad un organismo già drogato di assistenzialismo, Bruxelles consente di iniettarsi ulteriori dosi di spesa pubblica senza coperture, sapendo che subito arriveranno gli speculatori internazionali per curarci a modo loro, costringendoci a svendere ricchezza privata per pagare gli interessi su una massa fuori controllo di Btp e Bot. Solo l’ ultimo decreto varato dal consiglio dei ministri autorizza l’ emissione di nuovi titoli di Stato per 25 miliardi di euro, e si tratta di un provvedimento che non cancella mezza tassa né riduce il peso delle bollette: servirà molto, ma molto di più.
Per questo i più pericolosi sono quelli convinti che adesso, con la scusa dell’ emergenza, si debba fare tutto: dare più soldi alle imprese perché non chiudano, alle famiglie per sostenere i consumi, al reddito di cittadinanza perché ne avranno bisogno in tanti, alla scuola perché ha infrastrutture digitali vecchie di vent’ anni, ad Alitalia perché «è strategica» e così via. Questo, ovviamente, senza rinunciare al costosissimo “Green Deal” europeo, il piano verde voluto da Ursula von der Leyen per ridurre l’ uso dei combustibili fossili come il petrolio (che con la crisi è diventato molto più conveniente: geniale).
Salvarsi la pelle – Bisognerà invece concentrarsi su ciò che è essenziale, perché le risorse saranno molto più scarse. Alcune spese andranno aumentate, se vogliamo restare vivi e non perdere le libertà e la sovranità che ci restano. Altre dovranno essere ridotte o cancellate.
L’ economia privata, ad esempio, va sostenuta senza se e senza ma: è il motore del Paese, che pagando le imposte consente alla macchina statale di andare avanti. Senza piccole e medie imprese, e senza consumi, non c’ è più ossigeno per la spesa pubblica.
Ancora più essenziale è salvarsi la pelle. La tragedia pare essere servita, almeno, a farci capire che sul fronte della sanità si è sbagliato tutto. I partiti e i leader che oggi invocano l’ apertura di nuovi ospedali, l’ assunzione di medici e così via, sono gli stessi che negli anni passati hanno fatto carne di porco dell’ assistenza di base. Avevano promesso di «razionalizzare la spesa», che significa garantire gli stessi servizi con un esborso inferiore. Invece dopo il grasso hanno tagliato il muscolo e quindi sono passati a incidere l’ osso.
Il Quotidiano Sanità ha confrontato i dati dell’ annuario del ministero della Salute del 2017 (l’ ultimo disponibile) con quelli di dieci anni prima. Ne esce la fotografia di una strage. Duecento ospedali in meno: nel 2007 ce ne erano 1.197, sono diventati 1.000. Di conseguenza sono scesi di 45mila unità, ovvero del 17%, i posti letto disponibili. Il personale medico che ora si vuole reclutare in fretta e furia, anche spedendo i neolaureati a combattere sul fronte, si è ridotto di diecimila camici (-6%); quello infermieristico ha perso 11mila addetti (-4%).
L’ inevitabile risultato, in uno dei Paesi con l’ età media più alta del mondo, è l’ abbandono a loro stessi o alle famiglie (per chi ce l’ ha) di milioni di anziani, gli stessi che per decenni hanno alimentato l’ apparato pubblico con i soldi delle loro tasse. Il Covid-19 ha solo aggravato un fenomeno che già c’ era, rendendolo ancora più evidente.
Lussi insostenibili – Proprio per questo la spesa pubblica idiota è un lusso insostenibile. Dai Cinque Stelle e dalle sigle a sinistra del Pd, rappresentate nel governo dal ministro della Sanità Roberto Speranza, c’ è chi chiede di aumentare i fondi per il reddito di cittadinanza, che già costa ai contribuenti 7,1 miliardi di euro l’ anno. Nessuno stupore: grillini e compagni condividono l’ ignoranza della prima legge dell’ economia, quella per cui «nessun pasto è gratis».
Va fatto l’ esatto contrario di ciò che chiedono loro, ovviamente.
Per costruire un ospedale da 750 posti letto servono circa 500 milioni di euro; una squadra di 200 medici e 400 infermieri costa allo Stato 32 milioni di euro l’ anno. Quanti nuovi ospedali si possono avviare, quante vite si possono salvare con i 7 miliardi dati oggi a chi non fa nulla? Giuseppe Conte e i suoi ministri devono rispondere a domande come questa. Chi dice è possibile fare l’ una e l’ altra cosa ci sta prendendo in giro, oppure non ha capito cosa è successo e quanto rischiamo da adesso in poi. In ogni caso, non merita di governare.