Coronavirus, report di Dagospia contro governo e istituzioni: “I tre errori che non ammetteranno mai”
Arriva il report di Dagospia sulla gestione dell’emergenza coronavirus, e non fa sconti tanto al governo Conte quanto a quello delle Regioni colpite maggiormente dall’epidemia. “Ci sono tre cose – si legge sul sito fondato da Roberto D’Agostino – che il governo e le istituzioni non ammetteranno mai nella pandemia: il ruolo tragico dei medici nella diffusione del morbo, colpa di Regioni e Stato che non hanno garantito dispositivi adeguati; poi l’uso delle mascherine, utilissime ma che non possono essere imposte perché non ci sono; e l’inquinamento, dato che le malattie polmonari sono legate alla qualità dell’aria, che è responsabilità di Regioni e Comuni”. Per Dagospia non si può parlare di tutto ciò perché, se le istituzioni lo facessero, “si beccherebbero migliaia di processi civili, amministrativi e penali, con carriere politiche rovinate”.
Per quel che riguarda la mancanza di dispositivi adeguati per i dottori, Dago rimarca come “c’entra anche l’amministrazione centrale: le strategie di ampio respiro (come la risposta a una pandemia) sono in capo al governo e al Ministero della Salute, che avrebbe dovuto costituire una riserva di mascherine, camici e tute speciali per l’arrivo di un virus che era previsto da molti studi scientifici, nonché l’adozione di un protocollo comune per il trattamento dei casi sospetti”.
Infine, al terzo punto, Dago rilancia una teoria molto circolata negli ultimi giorni: il ruolo chiave dell’inquinamento. “La correlazione tra cattiva qualità dell’aria e malattie polmonari è una delle poche cose su cui tutti sono d’accordo, e non da ieri ma da oltre 50 anni, non c’è manco bisogno di essere svalvolati come Gunter Pauli per saperlo. Oltre alla sfortuna del primo focolaio, oltre al maggior numero di contatti internazionali che hanno abitanti della pianura padana, nell’ecatombe cui stiamo assistendo conta molto la vulnerabilità dei polmoni degli anziani che vivono in quelle zone”. E Dago punta il dito contro le Arpa delle singole regioni, che “in caso, dovrebbero prendere provvedimenti di concerto con i comuni interessati per ridurre l’impatto” degli elementi inquinanti nell’aria.