Coronavirus, il Nord striglia Conte: “Chiuda aziende e uffici”
L’Italia si è blindata per affrontare e vincere la sfida contro il coronavirus. Le misure di contenimento adottate dal governo, per quanto efficaci, però, non sigillano al cento per cento il Paese e il Nord – dove la pandemia sta mettendo in ginocchio gli ospedali, contagiando migliaia di persone al giorno, uccidendone a centinaia – chiede che sia fatto di più.
I governatori di Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, ma sulle loro posizioni sono allineati anche i presidenti della Campania e della Sicilia, giusto per fare un esempio, sono in pressing su governo e presidente del Consiglio Giuseppe Conte, chiedendo la serrata di aziende e uffici. Perché avanti di questo passo il Sistema Sanitario Nazionale, già allo stremo delle forze, rischia di collassare.
In Campania e in Sicilia, così come a Milano – dove la prefettura ha dato il “la” alla messa in servizio di 114 unità militari che d’ora in avanti affiancheranno le forze dell’ordine nei controlli sul territorio per contenere la diffusione del coronavirus – le forze dell’esercito sono per strada.
Lo stesso esecutivo giallorosso, così come il premier, sono a conoscenza della delicatezza della situazione e di come sia necessario inasprire i provvedimenti: le nuove misure potrebbero portare a una chiusura del Belpaese anche oltre Pasqua (che cade il 12 aprile), e per l’esattezza fino al primo maggio, festa del Lavoro. La decisione del governo dovrebbe arrivare nelle prossime ore e viene dato ormai per scontato il giro di vite anti-furbetti, con ulteriori restrizioni circa la possibilità di fare attività fisica all’aria aperta. Cosa che il leghista Massimiliano Fedriga ha già vietato nel suo Friuli Venezia Giulia, con un’ordinanza anti coronavirus che impone la chiusura, questa domenica, di tutte le attività commerciali fatta eccezione per le farmacie e le edicole, come riporta La Stampa.
Il collega e compagno di partito Luca Zaia, invece, è tornato a proporre la possibilità che la polizia possa monitorare gli spostamenti della popolazione tracciando i cellulari.
La situazione italiana più delicata è quella in Lombardia, che Attilio Fontana senza giri di parole ha definito essere “la Wuhan d’Itaia”, invocando a gran voce la chiusura di tutta la regione: “Vanno fermate le attività produttive e il trasporto pubblico, troppa gente esce ancora di casa. Ho spiegato al premier che bisogna chiudere studi professionali e uffici pubblici, salvo per le attività indifferibili, fermare i cantieri e attuare un’ulteriore limitazione delle attività commerciali”.
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