Coronavirus, Filippo Facci: “Tutte le scemenze, dai porti di Fazio alla profezia di Mentana”
Non bisogna uscire di casa. Non bisogna fare imprudenze. Non bisogna fare polemiche. Non bisogna fare un ca***, ma almeno possiamo non farci contagiare dal virus dell’ oblio e non dimenticare. Ecco quindi un florilegio di fatti, dichiarazioni e autentiche scemenze da cui la nostra memoria speriamo non guarisca mai.
1) Sir Giuseppe Winston Conte che all’ inizio di febbraio blocca i voli dalla Cina dimenticandosi che esistono i voli con scalo.
2) Il povero Enrico Mentana che il 29 gennaio scrive «incredibile ma vero, tanta gente turbata dall’ improbabile eventualità che il virus arrivi in Italia è corsa in farmacia a comprarsi una mascherina». Il giorno dopo, l’ Oms avrebbe dichiarato l’ emergenza sanitaria globale per il coronavirus. Sempre il giorno dopo, una coppia di turisti cinesi a Roma sarebbe risultata positiva al coronavirus e ricoverata allo Spallanzani.
3) La Confcommercio che sempre il 29 gennaio, in una schizofrenia generale in cui inciampa anche Matteo Salvini, pubblica un decalogo: «Sono gli ultimi giorni di saldi: approfittane! Vai dal parrucchiere o dall’ estetista! Incontra gli amici al bar per un aperitivo!
Esci a cena, i ristoranti sono aperti! Fai una passeggiata e mangia un gelato prima di tornare a casa». Intanto il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia denuncia i danni della psicosi da Coronavirus: «L’ export e il turismo hanno pesanti contraccolpi».
4) Il povero sindaco di Milano Giuseppe Sala con la sua magliettina «#milanononsiferma» poco prima che si fermasse l’ intera regione. In precedenza aveva chiesto di tenere i locali aperti anche dopo le 18.00 e quindi di riaprire i musei, poi si era fatto ritrarre mentre prendeva uno spritz e aveva commissionato un video stile «Milano da bere» 2.0 per esaltare i ritmi impensabili della capitale morale. Milano non si ferma, il virus neppure.
5) Il povero Nicola Zingaretti che organizza aperitivi progressisti sui navigli milanesi e ogni mattina si fa seguire da un codazzo di collaboratori nel fare capolino all’ ospedale Lazzaro Spallanzani: vuole capire in prima persona l’ evolversi dell’ emergenza. Sinché capisce che allo Spallanzani dovrebbe fermarsi, perché il coronavirus l’ ha preso anche lui. Poco tempo dopo, il 14 marzo, Matteo Salvini verrà attaccato dal vicecapogruppo Pd alla Camera perché «se ne va in giro per la Capitale senza alcuna giustificazione valida, presumiamo, violando regole che diversamente valgono per tutti i cittadini». Salvini stava andando a fare la spesa sotto casa con la sua fidanzata: «Pane, pasta, latte e formaggio, non è una passeggiata» confesserà.
6) Il presidente della Lombardia Attilio Fontana che il 26 febbraio si mette in isolamento dopo aver annunciato la positività di una collaboratrice, e, in diretta Facebook, si mette la mascherina e, anche dalle forze amiche, si becca rimbrotti per l’ esagerazione e l’ irresponsabilità. Invece aveva ragione lui, ha sempre avuto ragione lui, e continua ad averla.
7) Il capo del governo Sir Giuseppe Winston Conte che tra il 9 e l’ 11 marzo dichiara l’ Italia prima zona protetta e poi rossa, con un lieve ritardo di circa un mese che si porterà sulla coscienza sino all’ inferno. Della fuga di notizie sul decreto scrive tutto il mondo, ma secondo Marco Travaglio «non c’ è stata alcuna fuga di notizie».
8) Le cosiddette Sardine che il 12 marzo pensano sia il momento per presentare il loro fondamentale libro contro Matteo Salvini. Il momento, essendo le librerie chiuse, è in effetti perfetto.
9) Il governo che per le mascherine e altri materiali organizza delle «gare consip» al ribasso per risparmiare al centesimo, col risultato di perdere un sacco di tempo con l’ asta che va praticamente deserta: al nord vengono inviati con ritardo, al posto delle mascherine, degli stracci per pulire il cesso.
10) Il giornalista Marco Travaglio che, dopo infiniti altri slanci che in confronto facevano sembrare Emilio Fede il più feroce oppositore di Berlusconi, l’ 11 marzo si dice «felice di essere governato da persone con la testa sul collo». Lo dicevano anche i francesi di Robespierre.
11) Il poliziotto di Taurianova (Calabria) che il 14 marzo ferma un cittadino che sta andando in edicola perché «i giornali non sono necessari».
Chissà perché hanno tenuto aperte le edicole. E comunque a Taurianova forse non sono necessari neanche i poliziotti.
12) La fu-modella e neo-cantante Carla Bruni che durante una sfilata francese simula un forte attacco di tosse da coronavirus, anche se qualcuno la difende dicendo che era solo la sua ordinaria interpretazione di una canzone.
13) Fabio Fazio che su Repubblica riflette sul virus e punta il dito contro gli evasori fiscali: se mancano posti letto negli ospedali è anche colpa loro.È il problema del momento: l’ evasione fiscale. Poi Fazio scrive che ora l’ ha capito: i confini non esistono, è meglio che «i porti, tutti i porti, siano sempre aperti. Per tutti». Lo dice mentre la Germania in un battito di ciglia chiude tutti i confini (distrugge Schengen, cioè l’ Europa) dopo che l’ hanno fatto altre dieci nazioni, ma non la nostra.
14) Gli eroici cittadini di Schio (Vicenza) che il 14 marzo hanno chiamato i carabinieri perché la vicina cantava notte e giorno sul balcone con un impianto di amplificazione che neanche a San Siro.
Menzione speciale per tutte le minchiate dai balconi, concerti dai terrazzi, canzoni rigorosamente terrone cantate da interi quartieri, disegni con l’ arcobaleno, torce, lampadine, candele, telefonini accesi, applausi collettivi, campane che suonano e altre testimonianze dell’ impossibilità che gli italiani sappiano ritrovare ciò che loro storicamente manca: un po’ di quiete. Menzione ancora più speciale per tutti quei forcaioli che hanno capito, finalmente, che gli arresti domiciliari spesso sono peggio della galera.
15) Il presidente della Puglia Michele Emiliano che a fronte dei 30mila deficienti scappati dal nord, portatori potenziali di virus, parla di «un disastro causato dall’ autonomia della Lombardia nel chiudere scuole e università per prima e dalla mancata decisione in anticipo del governo». Ergo: è colpa della Lombardia perché ha avuto ragione per prima, e non ha aspettato il foggiano di Palazzo Chigi.
16) Il governo che vara un maxi-decreto per sostenere l’ economia poche ore prima che i professionisti debbano saldare l’ Iva, ma senza dar loro delle regole perché al governo non si sono messi d’ accordo. In pratica si rinviano le tasse di 4 giorni per alcuni e di 40 giorni per altri, come se con la primavera dovessero fiorire dalle loro tasche anche dei soldi dopo che hanno fermato ogni attività. Su infiniti altri aspetti (rate, mutui, cassintegrati, disoccupati, professionisti, bollette) incertezza totale.
17) Il belga Gunter Pauli, amico di Grillo e Casaleggio, da due settimane consulente economico di Sir Giuseppe Winston Conte, che fa un tweet (poi cancellato) in cui ha dichiarato che grazie al coronavirus la terra torna finalmente a respirare. Il belga aveva già detto che dovremmo dipingere le case in bianco e nero, tipo zebra, per dissipare calore. Menzione per l’ articolo del geologo-nientologo Mario Tozzi sulla Stampa, anche lui sempre sul pezzo: «Devastando le foreste nascono le pandemie». Serve un decreto per l’ Amazzonia. Atteso un intervento di Greta Thumberg sul surriscaldamento virale.