Auto di lusso e 50mila euro di reddito, ma gli egiziani vivono negli alloggi pagati dal Comune
Attorno alla famiglia egiziana che tiene in pugno il centro di assistenza alloggiativa temporanea di via Tineo con minacce e intimidazioni c’è un alone di mistero.
L’unica cosa certa che risulta dai documenti ottenuti in esclusiva dal Giornale.it è che tutti i figli di Fathy Torkey sono stati inseriti negli alloggi di proprietà del Comune “per le vie brevi”. E che nessuno di loro aveva diritto all’assegnazione. Shady Torkey, il ragazzo che ci blocca all’entrata del Caat assieme agli altri agenti della sicurezza, si presenta come un inquilino qualsiasi. In realtà è chiaro che non è un semplice ospite del residence.
Quando arriviamo a via Tineo ci accoglie con fare minaccioso. Ci intima di abbassare la telecamera e di non fare riprese, mentre gli addetti alla vigilanza lo indicano come uno dei responsabili della security. Come i suoi fratelli Shady vive nel Caat dal 2008. Eppure, quando gli vengono date le chiavi dell’alloggio di 96 metri quadri che condivide con i suoi quattro figli, secondo quanto risulta al Giornale.it, dichiarava un reddito di oltre 53mila euro. Soldi, auto e case a scrocco: il clan egiziano occupa il residence del comunePubblica sul tuo sito
Una cifra ben al di sopra della soglia di 18mila euro prevista per accedere all’assistenza abitativa. Anche in altre successive dichiarazioni dei redditi, due in particolare, l’imponibile è superiore ai 18mila euro annui e quindi incompatibile con i criteri di assegnazione di un appartamento nel residence di via Tineo. Soltanto nel 2012 Roma Capitale interviene intimando a Shady di restituire l’alloggio. Ma il motivo non è l’esubero del reddito, bensì il fatto che il 42enne egiziano occupi un quadrilocale con un nucleo familiare di due persone.
A novembre dello stesso anno però, Shady si oppone, e l’amministrazione comunale lascia sostanzialmente cadere il provvedimento nel vuoto. Nel frattempo, i fratelli Torkey continuano a fare il bello e il cattivo tempo nel residence. Lo dimostra il fatto che anche se dopo l’aggressione del giugno 2019 ad opera di Mohammed Torkey alla sua convivente, in cui furono coinvolti anche quattro vigili urbani, il Comune aveva disposto prima l’allontanamento di tutti i figli di Torkey in un altro Caat ed in seguito la revoca dell’assistenza alloggiativa, Shady occupa ancora il suo appartamento nel residence di via Tineo, come ci conferma lui stesso quando lo incontriamo davanti al centro.
L’altro figlio di Torkey, quello che afferma di occuparsi della manutenzione del palazzo e che gli addetti alla sicurezza chiamano ogni volta che gli chiediamo di parlare con un responsabile, si presenta a via Tineo, prima a bordo di una Mercedes di grossa cilindrata, poi al volante di una Mini Countryman. Due auto costose, che di certo chi guadagna meno di 18mila euro l’anno non può permettersi.
Dalle ricerche che abbiamo effettuato risulta che una è intestata ad una donna marocchina, e l’altra, la Mini, a Safeyeldin Torkey, un altro membro della famiglia, anche lui residente nel Caat assieme al fratello Gehad. Ma attenzione, Safeyeldin, che secondo l’ultimo censimento occupa un quadrilocale con terrazzo assegnato a Gehad nel residence di via Tineo, in realtà risulta residente a via Casilina 1038/F, proprio come suo fratello Gehad.
Lo stesso indirizzo dove ha sede legale la Falcon Security Srl, la società che attualmente dovrebbe occuparsi della sicurezza nel residence. Un particolare non da poco, che fa sorgere il dubbio che anche l’azienda chiamata a sostitire la Power Security, allontanata proprio per i metodi poco ortodossi utilizzati per garantire la “sicurezza”, sia legata alla famiglia Torkey. Non solo. Avere la residenza nel Caat è uno dei requisiti essenziali per ottenere le chiavi di un alloggio.
Dai documenti esclusivi che abbiamo potuto visionare risulta che il Comune, dal 2017, è al corrente del fatto che Gehad Torkey, l’assegnatario, viva ormai da un’altra parte. A luglio dello stesso anno, per questo motivo, fa partire un procedimento di revoca automatica dell’assistenza alloggiativa. Un mese dopo però è il responsabile della Medihospes che ha la funzione di raccordo con il Comune per la gestione del Caat di via Tineo, Adriano Rossetti, ad attestare che Gehad è residente lì. Tanto basta al dipartimento per le Politiche Abitative ad annullare il procedimento.
Così nel 2018 il messo comunale si reca nel Caat per notificare l’atto a Gehad Torkey, ma non lo trova. E indovinate dove viene consegnato l’avviso a Gehad? Proprio a via Casilina 1038/F. È chiaro, quindi, che il figlio di Torkey non occupi l’alloggio che gli è stato assegnato all’interno del Caat. Nonostante l’evidenza del fatto che Gehad sia effettivamente residente da un’altra parte assieme a suo fratello Safeyeldin, però, il dipartimento torna sui suoi passi. E l’alloggio resta assegnato a Torkey.
Ma allora chi occupa davvero l’appartamento? E come può una persona che possiede un’auto da più di 20mila euro avere diritto ad occupare una sistemazione che dovrebbe essere riservata a chi ne guadagna meno di 18mila? Sono le domande che abbiamo posto a chi dirige gli uffici di Roma Capitale che si occupano delle assegnazioni degli alloggi, ma nessuno ha voluto darci una risposta.
il giornale.it