“Emergenza per 2 mesi ma il virus non sparirà”
«Sarà una guerra lunga» annuncia il consigliere Oms Walter Ricciardi. Sì, ma quanto lunga? Saremo a rischio anche questa estate? Per capire meglio cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi, abbiamo parlato con Claudia Balotta, l’immunologa dell’ospedale Sacco di Milano a capo del team di ricercatrici che nelle scorse settimane ha isolato uno dei ceppi del virus.
Dovremo attendere fino all’estate per tornare a una vita normale?
«Un paio di mesi tutti. Ma basteranno solo se seguiamo le regole. In ogni caso, anche dopo il periodo di emergenza e restrizioni, è importante fare in modo che la vigilanza non si abbassi troppo frettolosamente perché il virus non sparirà».
Secondo lei basteranno queste due settimane di serrata totale?
«Con le misure restrittive in Cina ce l’hanno fatta in due mesi a ottenere un calo dei casi. Ma loro sono cinesi, seguono le regole al dettaglio. Qui dipenderà tutto da come la popolazione recepirà le misure. Se entro quindici giorni vedremo una stabilizzazione nei numeri o, meglio ancora, un calo, allora potremo sperare in un’inversione di tendenza».
Dobbiamo essere molto «cinesi» anche noi?
«Esattamente. Del resto abbiamo capito tutti da cosa è stata causata l’impennata dei contagi. Parlo di quei giovani che non hanno percepito la portata del pericolo, hanno continuato ad affollare i locali, a non lavarsi le mani e a sottovalutare le norme igieniche indicate dalla comunità scientifica».
Quindi sono stati i giovani il veicolo principale? Compresi gli studenti fuori sede che lo scorso sabato sono partiti per il Sud Italia?
«La loro partenza ha creato un nuovo rischio, aumentando la possibilità di diffusione del virus al Sud. Può essere che questo pericolo si vada a sommare a eventuali focolai che già stanno facendo circolare l’infezione nelle regioni del Sud Italia. È importante capirlo per ricostruire la catena dei contagi, come è stato fatto qui dopo l’allarme del lodigiano».
Una ricerca pubblicata sul Lancet sostiene che un malato di Coronavirus possa essere contagioso fino a 37 giorni. È vero?
«Diciamo che una contagiosità di 37 giorni non si è registrata nemmeno con l’ebola. Noi dimettiamo i pazienti quando non risultano più positivi al tampone e questo, in media, accade dopo una ventina di giorni, che è anche il periodo necessario allo sviluppo degli anticorpi. Una volta dimessi, consigliamo comunque un periodo di isolamento».
Stiamo aspettando tutti un calo dei contagi. Secondo lei quando arriverà?
«Ovviamente bisogna essere cauti. E anche quando ci sarà una diminuzione dei casi, non è escluso che si possano presentare piccoli picchi nei numeri del contagio».
E a cosa saranno dovuti?
«Ad esempio a piccoli focolai che ci possono essere sfuggiti e che si sviluppano inaspettatamente».
Con il caldo, il virus sarà più debole?
«Questo non lo sappiamo con certezza. Lo ipotizziamo e basta. Generalmente i virus amano temperature basse e umidità. Per di più l’estate ha un buon effetto sulle nostre vie respiratorie. Ma questo è un virus nuovo, non sappiamo come si comporterà e purtroppo l’esperienza della Cina non ci ha permesso di valutare la reazione delle cellule al caldo».
Lei e il suo team avete isolato uno dei ceppi del virus. Cosa sapete ora del Covid?
«Abbiamo una sua fotografia esatta, cerchiamo le diversità e le somiglianze nella catena genetica. Ora stiamo lavorando sul cluster di Codogno».
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