Ecco quali sono i rischi dietro le fibrillazioni di Borsa
Quando Christine Lagarde ha espresso le sue dichiarazioni goffe e dannose sulla risposta della Bce alla crisi del coronavirus in molti in Italia sono stati presi in contropiede, ma in ben pochi hanno creduto all’ipotesi di una “gaffe”, di un mero inciampo comunicativo. La compattezza con cui la politica e le autorità italiane hanno reagito alle parole della governatrice Bce è stata notevole e con pochi precedenti nella storia recente del nostro Paese.
Durissimo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rigorosamente critiche le forze di maggioranza e opposizione, estremamente attento e pronto a prendere iniziative il Copasir, che si è immediatamente rivolto alla Consob per “eventuali atti speculativi in connessione con le dichiarazioni rese dalla presidente della Bce”, ricevendo come risposta un’attestazione di smarrimento per le uscite dell’ex direttrice del Fondo monetario internazionale. L’autorithy guidata da Paolo Savona ha immediatamente bloccato le pratiche di vendita allo scoperto su 85 titoli di aziende quotate a Piazza Affari, compresi asset strategici e marchi storici nazionali.
Quello che non era stato possibile fare lunedì scorso, data l’improvvisa e dura franata delle borse in tutta Europa, è diventato realtà giovedì, contribuendo al positivo rimbalzo del 7% dei mercati, resi più stabili dal freno alla speculazione, nella giornata di venerdì. Il problema è capire come si sia mosso il mercato nella giornata di giovedì e, soprattutto, se sia stata possibile l’eventualità di una scalata straniera ad imprese nazionali finite nella buriana dei ribassi maggiori della storia di Piazza Affari. In giornate in cui gruppi come Poste Italiane, Leonardo e Salini-Impregilo hanno visto evaporare oltre un quinto del proprio valore il rischio di manovre di attacco finanziario e di scalata a grandi gruppi italiani, potenzialmente in grado di rendere necessario l’esercizio del golden power da parte del governo, non è da escludere.
Il presidente del Copasir, il leghista Raffaele Volpi, ha dichiarato: “Ci permettiamo di sollecitare e sostenere qualsiasi azione di maggior vigilanza verso azioni, speculative o aggressive tendenti a modificare, in questo particolare momento, assetti di controllo e di governance di società quali quelle dei settori bancario-assicurativi, telecomunicazioni, energia e difesa che debbono rimanere nell’alveo dell’interesse nazionale. È il momento della responsabilità collettiva ed è inderogabile difendere le risorse strategiche, finanziarie ed industriali, del nostro grande Paese”.
L’unità di intenti pare trasparire rafforzata anche dalle dichiarazioni raccolte a un anonimo ministro del governo Conte da Francesco Verderami del Corriere della Sera: “Se qualcuno dall’estero pensa di sfruttare questa situazione per fare lo shopping dei nostri ‘gioielli di famiglia’, come accadde nel 1992 e nel 2010, ha sbagliato bersaglio”. Nell’ottica del Copasir e del governo vi è scetticismo per il fatto che gli unici grandi Paesi a non aver bloccato la vendita allo scoperto in borsa nelle ultime sessioni siano stati Francia e Germania. I cui grandi gruppi industriali ed economici sono, oggi come in passato, indiziati speciali per sessioni di “shopping” massiccio dei nostri gioielli di famiglia.
Sulla sua pagina Facebook Adolfo Urso, esponente di Fratelli d’Italia ed ex viceministro con delega al Commercio Estero che ha lavorato fianco a fianco con la Lagarde quando quest’ultima ricopriva il ruolo di ministro del governo francese, ha rincarato la dose sospettando una connivenza tra le dichiarazioni rese alla stampa sull’impossibilità della Bce a “contenere gli spread” e precisi interessi economici e finanziari di Parigi. “Non è affatto una sprovveduta, ma una convinta assertrice degli interessi francesi”, scrive Urso.
Nelle prossime settimane la vigilanza del Copasir e del governo dovrà farsi sempre più decisa e attiva: interessi economici e strategici cruciali del sistema-Paese saranno messi in gioco nel corso della futura altalena finanziaria, in attesa che la tempesta sanitaria ed economica del coronavirus faccia comprendere la sua reale portata in tutta Europa. La catena di comando dovrà neutralizzare ogni attacco esterno ai comparti strategici nazionali, dimostrando leadership e responsabilità. L’unità d’intenti delle ultime giornate lascia però ben sperare: nel momento del cimento, l’Italia si riscopre unita sugli interessi fondamentali e sulla tutela dei suoi campioni nazionali.