Coronavirus, “in Italia mortalità 12 volte più alta”. Ma ecco perché i conti non tornano
Roma, 12 mar – “In Italia il Covid-19 ha una letalità fino a 12 volte maggiore rispetto ad altri Paesi, e comunque si tratta della più alta del mondo. A contribuire a questo tragico primato sono l’eterogeneità dei trattamenti in tutto il territorio e la scarsa tracciabilità dei casi positivi asintomatici a cui non viene effettuato il tampone nonostante siano stati a stretto contatto con uno o più pazienti accertati, contribuendo in modo inarrestabile alla crescita del contagio”. E’ il punto di vista dell’Associazione mondiale delle malattie infettive e i disordini immunologici (Waidid), presieduta da Susanna Esposito, che ricorda quali sono le misure in grado di combattere la pandemia, anche sulla base dell’esperienza degli esperti cinesi. “Diagnosi precoce, isolamento e trattamento sono i cardini per tenere a bada l’epidemia. Ma la tracciabilità si rivela fondamentale“, dichiara la Esposito, sottolineando che “i positivi asintomatici o paucisintomatici continuano a mantenere alta la circolazione del virus”.
In realtà anche i contagi potrebbero essere dieci volte superiori
Il nodo cruciale dell’analisi statistica in verità è un altro. Considerato che ci sono contagiati vip tra politici, giornalisti e esponenti delle istituzioni e tenendo conto del fatto che si tratta di persone che hanno un accesso più rapido ai controlli, che possono fare con maggiore facilità il tampone, è presumibile che il numero reale dei contagiati sul territorio nazionale sia anche dieci volte superiore. Se così fosse, la mortalità da coronavirus in Italia sarebbe poco sopra la media (dovuta a un grande numero di anziani) e non così esageratamente più alta. Questo dando per scontato che i contagiati vip non sono stati più sfortunati di tanti altri italiani, come medici, appartenenti alle forze dell’ordine, commercianti, normali cittadini.
“Mediana dell’eliminazione virale di 21 giorni e non di 14”
Tornando alle osservazioni della Waidid, “recenti dati pubblicati su The Lancet dimostrano come la mediana dell’eliminazione virale sia di 21 giorni e non di 14 giorni. Ciò significa – spiega la Esposito, docente di Pediatria all’università di Parma – che una parte di positivi in Italia circola liberamente perché non sa di essere positiva e un’altra parte esce di casa ancora positiva dopo la quarantena domiciliare di 14 giorni, perché nessuno controlla che il tampone si sia negativizzato”.
“Essenziale tampone per i contatti stretti di casi positivi”
“Ritengo sia corretto invitare la popolazione a stare a casa, ma non basta. E’ essenziale che ai contatti stretti di casi positivi sia effettuato il tampone per la ricerca di Covid-19, cosa che finora è avvenuta in una assoluta minoranza di situazioni”, si legge nella relazione della Waidid. “Medici, infermieri e operatori sanitari ogni giorno curano decine di malati Covid-19 positivi senza alcun tipo di controllo. Lo stesso – sottolinea la Esposito – vale per i familiari di casi positivi che non presentano alcun sintomo, ma che in realtà possono essere infetti da Covid-19 e continuare a contagiare. Inoltre, molto importante è rivedere, e continuamente aggiornare a seconda delle evidenze progressivamente disponibili, la modalità di trattamento, che ad oggi risulta essere differente tra un centro e l’altro”.
Ludovica Colli