Ora scatta la caccia alla talpa Chi ha fatto uscire il decreto?
Un vero e proprio pasticcio di comunicazione che ha generato il caos e l’isteria generale, con centinaia di persone in fuga ieri sera alla stazione di Milano.
Direzione sud, lontano dalle zone del contagio del coronavirus. Nella serata di ieri, verso le ore 20, è cominciata a circolare, infatti, la prima bozza del decreto relativo alla blindatura della Lombardia: nonostante gli annunci, però, la firma di Conte è tardata ad arrivare. Serviva ancora tempo per limare gli ultimi dettagli, mentre fuori dai palazzi cominciava a regnare la confusione. Soltanto nella notte, passata la mezzanotte, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato il decreto che impone fino al 3 aprile nuove restrizioni al movimento delle persone, a causa dell’emergenza Coronavirus, in Lombardia e di altre province 14 province di Veneto, Emilia Romagna e Piemonte.
La frittata, però, ormai è fatta. Centinaia di persone si sono ammassate di Milano centrale e Garibaldi, sui treni e nelle biglietterie. Una bruttissima figura per un Paese già scosso dall’emergenza coronavirus. I video sono impietosi. Come riportato da Il Giornale, pochi minuti prima delle 23, dalla stazione di Porta Garibaldi, è partito l’ultimo treno verso il Sud. Gente ammassata e seduta per terra pur di scappare dalla Lombardia: così l’Intercity797 proveniente da Torino Porta Nuova ha lasciato il Nord con a bordo centinaia di passeggeri. Poi lo stop: il treno è rimasto fermo per circa un’ora all’altezza di Villa Literno, in provincia di Caserta. La Polizia Ferroviaria ha acquisito i documenti dei viaggiatori, che saranno segnalati alle Asl competenti per il periodo di quarantena domiciliare di 14 giorni obbligatoria nelle proprie abitazioni, in attuazione dell’ordinanza del presidente della Regione Campania. Durante i controlli ci sono state alcune tensioni tra passeggeri: oltre cento le persone che sono state identificate, non senza problemi.
Oggi si cerca di ricostruire ciò che è veramente successo e come sia stata possibile questa fuga di notizie, in un momento così complesso e delicato. Chi ha passato la bozza ai giornali? Come spesso accade in questo Paese la colpa oggi sembra essere di tutti e di nessuno. C’è chi accusa la Regione Lombardia di aver passato la bozza ai giornali esteri, come la Cnn; chi, al contrario, accusa lo staff del premier Conte o del governo di aver fatto circolare la bozza già in serata e di aver così seminato (inutilmente) il panico. “È inaccettabile che una bozza del Decreto del presidente del Consiglio dei ministri sia stato pubblicato sui giornali” ha spiegato il premier Giuseppe Conte nella conferenza stampa convocata a tarda notte per annunciare le nuove misure di prevenzione e sicurezza per l’emergenza Coronavirus. “Ne va della correttezza dell’operato del governo e della sicurezza degli italiani”, ha aggiunto Conte, secondo il quale la pubblicazione della bozza non ancora firmata del Dpcm “ha creato incertezza, insicurezza, confusione”.
“Di questo decreto abbiamo scoperto prima dalle homepage di alcune testate che vedendolo sulla scrivania. Il decreto in bozza andrebbe secretato e diffuso quando si è deciso come comunicarlo”, ha replicato il governatore del Veneto, Luca Zaia. Andrea Romano (PD) su Twitter punta il dito contro il governatore Fontana e la Regione Lombardia: “Solo per capire: ma qui la @cnn scrive di aver ricevuto la bozza del decreto governativo dall’ufficio stampa della Regione Lombardia. Ma davvero mentre il Governo lavorava con le Regioni sui dettagli del provvedimento lo staff di @FontanaPres diffondeva bozze? #coronavirus”. In effetti Romano ha (in parte)ragione: la Cnn in una versione dell’articolo sul coronavirus e l’Italia cita proprio come fonte l’ufficio stampa di Regione Lombardia. Peccato però che lo stesso articolo sia stato modificato almeno un altro paio di volte, con versioni contraddittorie.
La prima volta l’emittente citava un consigliere molto vicino a un ministro del governo Conte; nell’ultima scrive invece che la bozza “è stata inviata alla Cnn anche dall’ufficio stampa dell’autorità regionale lombarda”. “Anche”, dunque, diventa un dettaglio fondamentale. Sono state fatte delle pressioni per modificare l’articolo? Difficile trarre conclusioni certe. Secondo il giornalista de La Stampa Jacopo Jacoboni, tuttavia, la pubblicazione della Cnn è successiva ai primi articoli pubblicati in Italia verso le ore 20.00. Rispondendo proprio ad Andrea Romano, Jacoboni scrive che il “pezzo Cnn è dell’1.17 ora italiana. La bozza del decreto è anticipata dal Corriere intorno alle 20, ed è stata messa in giro a Roma ore prima, non dalla Regione Lombardia”.
Anche secondo quanto ricostruito dal Fatto Quotidiano, il primo giornale a dare la notizia del blocco della Lombardia e di altre 14 regioni è stato il Corriere.it con un articolo a firma di Fiorenza Sarzanini. Qualche minuto dopo il Corriere.it, la notizia del contenuto del decreto è stata pubblicata anche dagli altri principali quotidiani online, quindi è stata la volta delle agenzie di stampa, e dei quotidiani internazionali.
A scagionare del tutto la Regione Lombardia è la lettera inviata in serata al presidente Attilio Fontana da Jonathan Hawkins, vice presidente della Comunicazione Cnn International, il quale spiega che in merito alla polemica sull’anticipazione della bozza del Dpcm “la Cnn ha applicato i suoi rigorosi standard editoriali per verificare informazioni che erano già di pubblico dominio, sia sui siti italiani (tra cui il Corriere della Sera e La Repubblica) che sui media internazionali (tra cui Reuters e il New York Times)”.
“Comprendiamo appieno la preoccupazione dei governi regionali e nazionali riguardo alla necessità che le informazioni in circolazione siano accurate. A tal fine, i nostri corrispondenti hanno prestato molta attenzione a verificare che la bozza del documento che circolava su altri media fosse autentico e di questo hanno chiesto conferma a Regione Lombardia e altri contatti”. “Spero- conclude il dirigente della Cnn -che questa mia nota possa chiarire ogni equivoco”.
il giornale.it