Coronavirus, sospesa l’attività degli ambulatori in Lombardia: tutti i medici sul virus
Vietato ammalarsi fino al 15 marzo. Coronavirus a parte, chi deve andare in ospedale, d’ ora in avanti, sappia che non sarà come prima. Poiché la gran parte dei medici e degli infermieri è impegnatissima, notte e giorno, con turni massacranti, a fronteggiare l’ emergenza Covid-19, le attività degli ambulatori in molte regioni saranno sospese. Chi è affetto da patologie gravi, è ovvio, deve poter continuare ad essere curato come sempre, ma stiamo parlando della categoria dei pazienti oncologici, di chi è in dialisi, di chi deve sottoporsi a terapie salvavita, di malati cronici costretti a sottoporsi a trattamenti che non possono essere interrotti.
Tutte le altre attività ambulatoriali, sia pubbliche che private, invece, possono aspettare perché bisogna contenere il virus e serve personale medico da utilizzare nei reparti di terapia intensiva e pneumologia.
Ecco perché dalla Lombardia, che “chiude” gli ambulatori dalla prossima settimana, alla Campania, che ha cominciato ieri, passando per Toscana e Piemonte, la situazione delle priorità sanitarie cambia radicalmente. Dice l’ assessore lombardo alla Sanità, Giulio Gallera: «Quotidianamente abbiamo 200 positivi in più da ricoverare quindi dobbiamo recuperare il maggior numero possibile di medici e infermieri. Tutte le prestazioni urgenti e non differibili verranno comunque assicurate». Alla soglia dei 100 morti, il sistema sanitario locale continua a reggere, ma ha sete di personale. Per cui, prosegue Gallera, «ogni aiuto e contributo da specializzandi, medici in quiescenza, Ong è molto gradito».
Sebbene abbia a che fare con meno contagiati la Regione Campania si è adeguata. Fino al 18 marzo sono bloccate tutte le attività ambulatoriali erogate da Aorn, Aou, Ircss, presidi di Asl e perfino case di cura private accreditate. Anche qui il provvedimento non si applica a terapie oncologiche-chemioterapiche, ma la decisione presa dalla direzione generale per la Tutela della Salute campana non è piaciuta ai sindacati, Cgil in testa, e nemmeno alla capogruppo grillina, Valeria Ciarambino, la quale sostiene che «mai come in questo periodo gli accessi ai Pronto soccorso sono diminuiti per il timore del contagio, e in ospedale si recano quasi esclusivamente malati gravi ma non infetti».
Eppure, è troppo alto il rischio di contagio nelle strutture ospedaliere e la misura adottata, oltre che a reclutare medici per il Covid-19, va nel senso del contenimento del morbo. Anche la Toscana si è blindata. Il Comune di Firenze, ad esempio, ha chiuso i suoi 26 Centri dell’ età libera a tutela della salute dei 1.500 anziani che li frequentano. Nel Lazio l’ assessore alla Sanità Alessio D’ Amato ha annunciato il potenziamento delle terapie intensive, l’ ampliamento della rete regionale dei laboratori per i test con il coordinamento dello Spallanzani e nuove indicazioni per l’ assistenza domiciliare. In Piemonte l’ Unità di Crisi sul Coronavirus ha disposto la sospensione degli interventi chirurgici ordinari. In tutta la regione, per contenere il virus, si fermano le prestazioni ambulatoriali (visite e prestazioni diagnostiche) di classe D “differibile” e P “programmabile”, garantendo invece quelle di classe U “urgente” e B “breve”.
di Brunella Bolloli