Altri 769 contagi. E il virus è arrivato in tutte le regioni
Ancora un’impennata nei contagi. Il bollettino quotidiano dei positivi al Covid-19 purtroppo non concede tregua ma sale anche il numero dei guariti.
Sono 769 in più i pazienti che hanno contratto il coronavirus. Dunque in totale i casi in Italia sono saliti a 3.858. Dentro questa cifra ci sono i guariti e dunque dimessi dalle strutture sanitarie, 414 e i deceduti 148. Questo significa che al momento ci sono 3.296 persone che risultano positive al virus. Di queste 1.790 hanno sviluppato sintomi tali da richiedere un ricovero in ospedale mentre altri 351 si trovano in terapia intensiva dato che presentano complicazioni a livello polmonare. Sono invece 1.155 le persone che pur essendo positive presentano sintomi lievi o sono addirittura asintomatiche e dunque si trovano soltanto in isolamento domiciliare. E con i due nuovi contagi in Val d’Aosta tutte le regioni sono coinvolte dall’emergenza Covi-19.
Non c’è dubbio che questi numeri destano allarme. Se la progressione epidemica procedesse con questo ritmo tra una settimana supereremmo i 10mila contagi. Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, spiega che i maggior numero di contagi è concentrato in Lombardia ed in particolare nella zona rossa dunque in un’area sottoposta a misure di contenimento. È qui, in Lombardia, che i casi totali in un giorno sono balzati da 1.820 a 2.251 dunque 431 in più in totale. Nei 2.251 ci sono anche i dimessi guariti, 376 e i deceduti 98. La fascia d’età delle vittime di ieri va dai 66 ai 94 anni mentre l’età media dei deceduti è 81 anni e due su tre presentavano patologie pregresse.
«Si tratta di persone fragili per la maggior parte con diverse patologie», spiega Borrelli. Per il commissario all’emergenza al momento non ci sono situazioni di criticità negli ospedali neppure in Lombardia. «Le regioni hanno potenziato e stiamo elaborando una tabella dove monitoriamo il numero dei posti che si sono ampliati – ha spiegato- Quando in una regione si esaurisce la disponibilità di posti in rianimazione non si lasciano morire le persone, ci si attiva con la Cross: la centrale remota di soccorso sanitario, che trova posti letto nelle Regioni limitrofe». La Cross al momento non è ancora mai stata attivata. Ma «quando si prevede una maxi-emergenza sanitaria mettiamo in piedi queste strutture».
A lavorare sul campo ci sono 2.269 uomini e donne al lavoro tra forze dell’ordine, dell’esercito, dipartimento della protezione civile e volontari al lavoro. Le tende issate per le operazioni di triage al di fuori degli ospedali sono 361.
Per il caso del medico di 62 anni morto a Parma è stato specificato che «era portatore di due o tre co-morbosità e dunque il decesso si riconduce ad un quadro che coinvolge persone con polipatologie pregresse». Particolare attenzione viene rivolta ai casi di tre neonati. Il primo di appena venti giorni ricoverato nel reparto di patologia neonatale dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, è stazionario. Un secondo neonato, come confermato da Ats di Brescia, è risultato positivo agli Spedali Civili dove è ricoverato in isolamento. Il piccolo sta bene. Infine un neonato di 3 mesi che fa parte del nucleo familiare di Chiusi in isolamento domiciliare è risultato positivo al coronavirus. Il piccolo è costantemente monitorato.
Poi si potrebbe creare un caso all’ospedale San Giovanni di Roma dove è deceduta una donna di 87 anni che era anche cardiopatica ma dato che è risultata positiva al virus ed era ricoverata dal 17 gennaio è alta la probabilità che abbia contagiato molte altre persone. Sotto osservazione un altro paziente già trasferito allo Spallanzani.
il giornale.it