Dalla task force al ko. L’assessore contagiato: “Febbre fino a 39,6”
«La febbre continua a non mollare, supera volentieri i 39 gradi, sono arrivato anche a 39,6». E «passare quattro giorni con temperature così alte ovviamente ti debilita fisicamente, sento un forte affaticamento.
Adesso mi hanno dato anche il supporto dell’ossigeno». L’assessore alle Attività produttive della Regione Lombardia Alessandro Mattinzoli (Forza Italia), 60 anni, contagiato dal Coronavirus, è ricoverato agli Spedali Civili di Brescia. Tiene a rassicurare subito che «lo spirito è buono, sono assolutamente tranquillo».
Venerdì Mattinzoli, sessant’anni, era ancora a lavorare con l’unità di crisi a Palazzo Lombardia e poi in prefettura a Brescia. «La sera – racconta – ho iniziato ad avere qualche linea di febbre ma senza grossi sintomi. Sabato è salita a 38 e ho deciso di fare il test all’Ospedale di Desenzano del Garda. Se non ci trovassimo in questa situazione e non avessi fatto parte dell’unità di crisi che coordina l’emergenza Coronavirus è chiaro che l’avrei presa come una normale influenza, ma mi sono consultato anche con l’assessore al Welfare Giulio Gallera e abbiamo ritenuto che fosse il caso di fare subito accertamenti». In attesa dell’esito è tornato a casa e a quel punto la temperatura è schizzata a 39,5. «Mi hanno ricoverato in isolamento e fatto una Tac al polmone». E «domenica alle 15 è entrata una delle infermiere con un faccino dispiaciuto e mi ha comunicato che ero positivo».
Lunedì lo hanno trasferito agli Spedali Civili di Brescia, più attrezzati («anche se mi sentivo già accudito e curato bene» precisa), ora aspetta solo di liberarsi dal nemico Covid-19. E più che alla sua salute pensa «alle difficoltà che indirettamente ho causato alla mia famiglia, in quarantena», «e sono in apprensione per i collaboratori e i lavoratori della Regione perché il mio è il secondo caso dopo quello della collaboratrice del governatore». Attilio Fontana si è messo in autoisolamento da mercoledì scorso, e due giorni fa ha dovuto rifare il test di accertamento insieme al resto della giunta. «Quando ho saputo che tutti i tamponi erano negativi ho tirato un sospiro di sollievo, anche per lo sforzo organizzativo che sono chiamati a sopportare». Dall’interno ha «avuto la riconferma che la sanità lombarda è un’eccellenza a livello europeo, alla professionalità e all’assistenza abbina un’umanità che rassicura i pazienti, posso dire che noi contagiati siamo in ottime mani».
Con le deleghe alle Attività produttive, Mattinzoli stava ovviamente seguendo direttamente insieme al collega al Bilancio Caparini e al vicegovernatore Sala la partita degli aiuti alle imprese che nella regione più produttiva d’Italia stanno pagando caro gli effetti del virus. Voli bloccati o ridotti dalle compagnie aeree, negozi e locali semivuoti. «Lo staff mi aveva chiesto se doveva aspettare il mio ritorno per portare avanti alcune delibere ma il lavoro sui temi economici non si deve fermare, ogni ritardo in questo momento sarebbe deleterio». È «convinto, anzi sicuro che l’emergenza sanitaria finirà presto ma resterà quella economica e sarà altrettanto grave». Prende fiato. E torna a concentrarsi sui «provvedimenti straordinari che servono perché la Lombardia e il Paese possano ripartire». A letto, «un po’ in penombra riesci a riflettere meglio. Penso che a volte le esperienze negative possano liberare le energie migliori. Il nostro Paese era arrotolato, in un vicolo cieco, le contrapposizioni politiche non facevano partire azioni forti. Ora dico, lavoriamo con uno spirito di unità nazionale, difendiamo i prodotti del made in Italy, l’export. L’emergenza può essere la molla per sbloccare burocrazia e infrastrutture e prendere questo metodo come modalità normale dopo». Dall’ospedale rivolge un «forza a tutti i contagiati» e ha una speranza: «Essere ricordato per il mio lavoro e non come l’assessore del Coronavirus».
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