Paolo Becchi sul governissimo: “Se non ci si libera di Giuseppe Conte ora, può arrivare al 2023”

Paolo Becchi, professore di filosofia del diritto, fu il primo ad evocare già il 15 febbraio dalle colonne di Libero la prospettiva di un governo di unità nazionale per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Un governo di salute pubblica in piena regola. Per la prima volta ieri, giovedì 27 febbraio, Matteo Salvini, prima e dopo l’incontro con Sergio Mattarella, ha aperto ad un governo di tutti, ma senza Giuseppe Conte: “Noi vogliamo che l’Italia riparta ma con Conte non riparte. La Lega c’è per accompagnare il paese fuori dal pantano”, ha dichiarato. Per Becchi, intervistato da Il Sussidiario.net, si tratta di un chiaro messaggio del Quirinale all’indirizzo di Conte: “È una conferma che potrebbe cambiare lo scenario”, spiega. 

Ma come potrebbe nascere un esecutivo del genere e quale sarebbe il programma? “Si fa con i partiti che ci stanno”, continua Becchi. “Si tratta di risolvere l’emergenza coronavirus, di scrivere la nuova legge elettorale dopo il referendum per il taglio dei parlamentari, di fare la legge di bilancio e di andare a votare”. L’operazione servirebbe anche a sbarazzarsi di Giuseppe Conte, parecchio in imbarazzo per la gestione della crisi sanitaria. “Se non lo mettono in discussione- mette in guardia Becchi- Conte arriva fino all’elezione del presidente della Repubblica nel ’22  e a fine legislatura nel ’23. E intanto si fa un partito. Continua a tessere relazioni, dai vecchi post-Dc al Vaticano”. Insomma: tutto è possibile “come nel film ‘In time’, dove tutto gira intorno al tempo”, conclude Paolo Becchi.

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